Papa Francesco e l’IA
Le parole di Leone XIV si inseriscono nel solco tracciato dal suo predecessore, Papa Francesco, che già nel 2024 al G7 aveva parlato di una “rivoluzione cognitivo-industriale”. In quell’occasione, il Papa argentino aveva avvertito: “L’intelligenza artificiale rischia di aumentare le disuguaglianze, se non viene guidata da un’etica della solidarietà”. Francesco aveva anche pubblicato Antiqua et Nova, un documento chiave sul rapporto tra mente umana e IA, dove spiegava che “l’efficienza tecnologica non deve mai venire prima della fraternità”. A Davos, nel gennaio 2025, aveva ribadito che ogni innovazione deve essere al servizio della persona umana, e non il contrario. In questo senso, Papa Leone XIV si presenta come erede di una visione morale e profetica, con la volontà di proiettarla nel futuro prossimo.

Verso un’etica globale dell’innovazione
Il messaggio del nuovo Papa è chiaro: serve un’etica universale per l’intelligenza artificiale, un paradigma che metta al centro la persona e la comunità, non la tecnologia fine a sé stessa. La sfida, ha detto Leone XIV, è simile a quella affrontata dalla Chiesa alla fine del XIX secolo: “Anche oggi ci troviamo a dover difendere la dignità umana in mezzo a trasformazioni sociali radicali”. Il suo richiamo è già un programma: evitare che la digitalizzazione cancelli il lavoro umano, e garantire che ogni innovazione rispetti giustizia, equità e dignità. Il nuovo Papa intende far sentire la voce della Chiesa nei grandi forum internazionali, per contribuire a una regolamentazione che non lasci indietro nessuno. Come dimostrano le sue parole, l’IA non è solo una questione tecnica, ma una delle più grandi sfide spirituali, morali e sociali del nostro tempo.