
Ponte sullo stretto, clamoroso dietrofront nel progetto: figuaraccia di Salvini – Negli ultimi mesi, il ponte sullo Stretto di Messina è stato al centro di un acceso dibattito politico e mediatico. L’opera, proposta come infrastruttura strategica sia per l’Italia che per l’Europa, è tornata a far discutere dopo le recenti prese di posizione degli alleati della Nato e le successive dichiarazioni del governo italiano. Il progetto, promosso con decisione dal vicepremier Matteo Salvini, è stato indicato come possibile elemento per rafforzare la sicurezza internazionale, ma le recenti comunicazioni ufficiali hanno segnato un netto cambio di rotta.

Ponte sullo stretto, clamoroso dietrofront nel progetto: figuraccia di Salvini
All’inizio, la narrazione governativa puntava molto sull’inclusione del ponte tra le spese militari rilevanti per la Nato, sottolineando un utilizzo duplice dell’opera, sia civile che di difesa. Tuttavia, dopo le osservazioni critiche provenienti dagli Stati Uniti e da altri partner internazionali, il Ministero delle Infrastrutture ha diffuso una nota che ridimensiona le ambizioni iniziali, chiarendo la copertura esclusivamente statale dei finanziamenti. Questa vicenda ha messo in evidenza le difficoltà di conciliare obiettivi nazionali e richieste internazionali, oltre a generare reazioni contrastanti all’interno della maggioranza e nell’opposizione. Il dibattito coinvolge anche questioni di natura economica, con implicazioni significative sulla destinazione delle risorse pubbliche e sulla sostenibilità del progetto. In questo articolo analizziamo nel dettaglio gli sviluppi più recenti, le posizioni delle diverse forze politiche e le possibili conseguenze per il futuro dell’opera.
La comunicazione ufficiale del Ministero delle Infrastrutture, guidato da Matteo Salvini, ha precisato che il ponte sullo Stretto, dal valore stimato di 13,5 miliardi di euro, è “già interamente finanziato con risorse statali” e che “non sono previsti fondi destinati alla Difesa”. Nel documento si legge inoltre: “L’eventuale utilizzo di risorse Nato non è all’ordine del giorno e soprattutto non è una necessità irrinunciabile”. Questa dichiarazione rappresenta una svolta rispetto alle precedenti affermazioni del governo, che aveva sostenuto l’importanza dell’opera anche in ottica militare. In primavera, nel dossier governativo Iropi dedicato ai “motivi imperativi di prevalente interesse pubblico”, il governo Meloni aveva inserito il ponte tra i progetti strategici in grado di rafforzare la capacità di spostamento rapido delle truppe, in linea con il Military Mobility Action Plan dell’Unione Europea. L’obiettivo era quello di posizionare l’infrastruttura come elemento chiave per la mobilità delle forze Nato tra Nord Europa e Mediterraneo.

Le recenti dichiarazioni degli alleati atlantici
Le dichiarazioni degli alleati atlantici, in particolare quelle dell’ambasciatore Usa presso la Nato, Matthew Whitaker, hanno però sollevato dubbi sulla possibilità di conteggiare il ponte tra le spese militari. Whitaker, in un’intervista a Bloomberg, ha criticato ogni tentativo di utilizzare una “contabilità creativa” per aumentare la quota di investimenti destinati alla difesa. Il governo italiano ha quindi optato per una strategia più prudente, sottolineando che la realizzazione dell’infrastruttura avverrà senza il ricorso a finanziamenti militari o internazionali, ma esclusivamente tramite fondi statali.
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