
La nazionale italiana di calcio ha appena conquistato due vittorie fondamentali contro Israele, chiudendo la fase di qualificazione ai Mondiali con entusiasmo e speranza. Il 3-0 di Udine ha regalato agli Azzurri la matematica qualificazione ai playoff del prossimo marzo. Tuttavia, quella che doveva essere una serata di festa potrebbe ora trasformarsi in un problema diplomatico e sportivo per la FIGC.
Dietro i cori, le bandiere e la gioia per il trionfo, si nasconde infatti un episodio che rischia di far discutere a lungo: un gesto partito dagli spalti e destinato a finire sul tavolo della FIFA, con conseguenze tutt’altro che simboliche.
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Fischi all’inno israeliano: lo stadio di Udine sotto accusa
Tutto è accaduto pochi minuti prima del fischio d’inizio del match Italia–Israele al Bluenergy Stadium di Udine. Quando le note dell’inno israeliano hanno cominciato a risuonare, una parte del pubblico ha iniziato a fischiare sonoramente, coprendo il canto e creando un clima di evidente disagio.
Un episodio isolato, ma registrato chiaramente dalle telecamere e dai microfoni a bordo campo. Per la FIFA, che da anni tiene una linea durissima su comportamenti ritenuti offensivi o discriminatori, quanto accaduto non può passare inosservato. E ora il rischio di una sanzione disciplinare per la federazione italiana è concreto.
Secondo quanto riportato da più fonti, l’episodio verrà segnalato al panel disciplinare FIFA, che potrebbe aprire un fascicolo sull’accaduto.
L’articolo 17 e le possibili sanzioni
Il regolamento della FIFA parla chiaro. L’Articolo 17 del Codice Disciplinare stabilisce che le federazioni sono responsabili “dell’ordine e della sicurezza prima, durante e dopo le partite”, non solo per i comportamenti dei giocatori e degli staff, ma anche per quelli dei propri tifosi.
Al paragrafo 2, lettera “g”, è specificato che rientra tra i comportamenti inappropriati anche il “causare disturbi durante l’esecuzione degli inni nazionali”. La sanzione minima prevista per una prima violazione di questo tipo è di 5.000 franchi svizzeri, circa 5.370 euro, ma può crescere in base alla gravità del caso e alla valutazione degli ispettori di gara.
La FIFA dovrà ora decidere se considerare i fischi di Udine come un episodio isolato o come un atto collettivo di disprezzo nei confronti di un altro Stato membro, circostanza che renderebbe la sanzione più pesante.

Il contesto politico che ha infiammato la vigilia
L’atmosfera attorno alla partita era già tesa. Nei giorni precedenti la gara, parte dell’opinione pubblica aveva chiesto il boicottaggio dell’incontro, in segno di protesta contro le azioni militari di Israele nella Striscia di Gaza. Le immagini provenienti dal conflitto avevano acceso polemiche e appelli a non scendere in campo, con il rischio di trasformare un evento sportivo in un terreno di scontro politico.
Alla fine, però, la FIGC non aveva scelta: non giocare avrebbe comportato una sconfitta a tavolino per 3-0 e, di fatto, l’eliminazione diretta dai Mondiali. “Le ripercussioni sarebbero state devastanti”, aveva dichiarato Renzo Ulivieri, presidente dell’Associazione Allenatori, sottolineando come fosse impensabile non presentarsi.
La partita si è quindi disputata regolarmente e sul campo tutto è filato liscio. Ma ciò che è successo negli istanti precedenti potrebbe avere ora un prezzo salato.
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