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Salis, la lettera del carabiniere è virale: “Ora parlo io”

Ilaria Salis, la risposta del carabiniere - foto di apertura

Le recenti dichiarazioni di Ilaria Salis in merito alla tragedia di Castel d’Azzano, dove tre carabinieri hanno perso la vita in servizio, hanno suscitato una vasta eco mediatica e numerose reazioni. L’europarlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra ha denunciato una “campagna d’odio promossa dai soliti giornali e rilanciata dalle forze politiche di destra” dopo le critiche ricevute. In risposta, non sono intervenuti solo politici o opinionisti, ma anche rappresentanti diretti dell’Arma.

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Il carabiniere Gregorio Cortese risponde a Ilaria Salis

Tra le voci più forti emerse nel dibattito, spicca quella di Gregorio Cortese, un carabiniere in servizio che ha scelto di affidare il proprio pensiero a una lettera aperta pubblicata su Facebook. Il suo intervento ha rapidamente raccolto centinaia di condivisioni e commenti, diventando simbolo di un sentimento diffuso tra le fila dell’Arma e tra i cittadini che ne riconoscono il valore.

La lettera di Cortese non è solo una risposta personale, ma rappresenta anche il punto di vista di molti appartenenti alle forze dell’ordine. Richiami forti alla dignità, al senso del dovere e al sacrificio emergono con forza in ogni passaggio del testo, in un racconto che ripercorre decenni di servizio e difficoltà affrontate con coraggio e dedizione.

La lettera pubblicata su Facebook dal carabiniere: testimonianza di una vita in divisa

Cara Ilaria Salis, i tuoi soldi non valgono la mia dignità”, esordisce Cortese nella sua lettera. Il carabiniere racconta di aver iniziato la carriera a soli 17 anni, nel 1976, affrontando anni di sacrifici personali, rinunce e momenti drammatici. “Ho dedicato la mia gioventù, ho perso ferie, nottate, matrimoni di amici, funerali, domeniche, ferragosti, ho perso colleghi. Ai tempi le Brigate Rosse ci sparavano come fossimo bersagli”, scrive, sottolineando quanto il ruolo rivestito richieda costante dedizione e coraggio.

Attraverso il racconto della sua esperienza, Cortese mette in evidenza il forte senso del dovere che guida ogni giorno chi indossa la divisa: “Ho rischiato la vita molte volte, senza che neanche i miei familiari lo sapessero. Ho portato conforto a persone bisognose mentre dentro piangevo”. Le sue parole sono uno spaccato autentico delle difficoltà spesso invisibili che pesano su chi sceglie di servire lo Stato.

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