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“Si è dimesso”. Rottura totale nel Pd, trema la politica italiana

La posizione del sindaco Luigi Vicinanza

Alle dimissioni di Sandro Ruotolo ha fatto seguito una reazione immediata da parte del sindaco Luigi Vicinanza, che ha respinto con decisione le critiche rivolte alla sua amministrazione. Il primo cittadino ha definito la scelta dell’europarlamentare un errore sul piano politico, sostenendo che un simile gesto rischia di indebolire le istituzioni comunali in una fase già complessa per la città e di agevolare, in ultima analisi, proprio quanti ostacolano il percorso di legalità. Nella sua replica, Luigi Vicinanza ha rimarcato che le dimissioni di un consigliere impegnato sui temi della lotta alla camorra non contribuiscono a risolvere i problemi strutturali del territorio, ma comportano piuttosto l’abbandono di un presidio all’interno del consiglio comunale. In questo senso, la decisione di Ruotolo viene inquadrata come una rinuncia a un ruolo istituzionale che avrebbe potuto continuare a svolgersi dall’interno delle assemblee elettive.

Il sindaco ha inoltre ricordato di aver proposto a Sandro Ruotolo la carica di assessore alla legalità, incarico che l’europarlamentare non ha accettato. Secondo Vicinanza, il rifiuto di questo ruolo e la scelta successiva di dimettersi avrebbero spostato l’azione di Ruotolo su un piano prevalentemente esterno e critico, anziché su un coinvolgimento diretto nella gestione amministrativa delle politiche di contrasto alla criminalità. Un ulteriore punto di frizione riguarda l’ipotesi di un nuovo commissariamento del Comune. Il sindaco ha attribuito a Ruotolo la volontà di arrivare a un nuovo scioglimento e alla nomina di un commissario prefettizio, scenario che l’amministrazione in carica giudica fortemente dannoso per lo sviluppo economico e sociale della città. Per Vicinanza, il ritorno a una gestione straordinaria significherebbe bloccare progetti in corso, rallentare le procedure amministrative e trasmettere all’esterno l’immagine di un territorio incapace di autosorreggersi sul piano democratico.

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Il dibattito all’interno del Partito Democratico

La frattura consumatasi a Castellammare di Stabia non è rimasta confinata al livello locale, ma ha rapidamente coinvolto i vertici del Partito Democratico. Nella segreteria nazionale si è aperta una riflessione sul significato politico delle dimissioni di Sandro Ruotolo e sulle ripercussioni che l’episodio potrebbe avere nella più ampia strategia del partito nel Mezzogiorno. Marco Sarracino, responsabile per il Sud all’interno della segreteria nazionale dem, ha definito l’uscita di scena di Ruotolo dal consiglio comunale come una “ferita profonda” per la comunità politica del Pd. Una formula che indica il peso attribuito non solo alla figura dell’europarlamentare, ma anche al metodo con cui è stata gestita la vicenda e alla percezione che se ne ricava a livello di opinione pubblica.

Nelle dichiarazioni provenienti dai vertici del partito, la difesa della figura di Sandro Ruotolo appare netta, con l’insistenza sul valore delle battaglie condotte contro le mafie e sulla necessità di non sottovalutare le preoccupazioni da lui espresse circa la trasparenza e la tenuta etica delle istituzioni locali. Viene sottolineato come le questioni relative alla sicurezza, al contrasto dei clan e alla trasparenza amministrativa debbano restare centrali nell’agenda politica delle realtà più esposte a fenomeni di infiltrazione criminale. Secondo la ricostruzione offerta dai dirigenti nazionali, l’accento messo dal sindaco Luigi Vicinanza sulle responsabilità di Ruotolo e sulla scelta di dimettersi finirebbe per colpire non solo il singolo esponente, ma “un intero percorso di lotta alle mafie” che il partito dichiara di voler continuare a sostenere con fermezza. In questo quadro, la vicenda stabiese diventa anche un tema di identità politica per il Pd, chiamato a riaffermare il proprio profilo sui temi della legalità e della buona amministrazione.

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