
Quella che doveva essere una serata di gioia e spensieratezza si è trasformata in un evento segnato da dolore e incredulità. Nella notte tra il 1 e il 2 agosto, una villa affacciata sul mare, non lontano da Bagheria, si è riempita di giovani riuniti per celebrare la laurea di due amici. L’atmosfera era quella tipica delle feste estive, con musica, risate e il desiderio di lasciarsi alle spalle le fatiche degli ultimi anni di studio. Tuttavia, al sorgere del sole, la scoperta del corpo senza vita di una ragazza nella piscina della villa ha segnato tragicamente la notte.
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Morte di Simona Cinà: un giallo ancora senza risposte
La vittima è Simona Cinà, una giovane di 21 anni originaria di Capaci e appassionata di pallavolo. Il suo corpo è stato ritrovato nella piscina della villa situata a Mongerbino, una località costiera tra Bagheria e Aspra, nel territorio del Palermitano. L’allarme è stato dato intorno alle 4:13 del mattino da alcuni partecipanti alla festa, che hanno immediatamente richiesto l’intervento del personale sanitario del 118.
L’intervento tempestivo dei soccorsi, purtroppo, non è bastato a salvare la giovane. Le circostanze del ritrovamento hanno subito attirato l’attenzione degli inquirenti, che hanno avviato le indagini per chiarire l’esatta dinamica di quanto accaduto durante la notte.
La tragedia ha scosso la comunità locale e gli amici di Simona, lasciando aperti numerosi interrogativi sulle cause che hanno portato a questo drammatico epilogo. L’episodio ha riportato all’attenzione il tema della sicurezza durante le feste private e delle responsabilità organizzative in contesti simili. Ma vediamo cosa è emerso nelle ore successive al dramma.
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Sospetti e anomalie nella scena dei soccorsi
All’arrivo dei carabinieri nella villa di Mongerbino, la situazione è apparsa da subito insolita. Gli agenti non hanno trovato alcuna traccia evidente di una festa appena conclusa: nessuna bottiglia di alcolici, bicchieri o altri segni che suggerissero il consumo di bevande alcoliche o l’eccesso tipico di simili eventi. L’ambiente risultava completamente ripulito, come se ogni dettaglio della notte fosse stato accuratamente cancellato.
Il legale della famiglia Cinà, l’avvocato Gabriele Giambrone, ha sottolineato la stranezza della situazione dichiarando: “È inverosimile che in una festa con oltre novanta ragazzi non sia rimasta alcuna traccia di alcol. Qualcuno ha cancellato ogni elemento utile alla ricostruzione dei fatti”.
Secondo la ricostruzione fornita dall’avvocato, mentre i soccorritori erano impegnati a prestare le prime cure a Simona, alcune persone avrebbero provveduto a far sparire ogni potenziale prova, eliminando bottiglie e contenitori dalla scena. Al posto dei classici rifiuti di una festa, gli investigatori hanno trovato esclusivamente sacchi pieni di bottigliette d’acqua, un dettaglio che ha ulteriormente alimentato i sospetti sul tentativo di nascondere eventuali elementi compromettenti.
Questa circostanza ha reso ancora più complesso il lavoro degli inquirenti, che si trovano a dover ricostruire la dinamica dei fatti senza l’ausilio di molte delle prove materiali che solitamente emergono in casi del genere. Le indagini, coordinate dalla Procura di Palermo, mirano a chiarire se ci siano stati comportamenti illeciti da parte degli organizzatori o dei partecipanti alla festa.
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