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Soldati italiani in Iraq e Kuwait: la decisione del ministero della Difesa

Carabinieri trasferiti dal cuore del conflitto

Particolarmente rilevante, nella ricostruzione di Tajani, è il trasferimento di un reparto di carabinieri italiani da Baghdad al Kuwait. Il reparto si trovava nei pressi dell’aeroporto della capitale irachena, zona diventata particolarmente esposta. Il cambio di base è stato deciso per motivi di sicurezza: un’ulteriore conferma che, dietro la calma apparente del numero invariato di militari, si sta muovendo un delicato meccanismo di riposizionamento strategico.

Il Kuwait, con la sua stabilità politica e la posizione geografica privilegiata, si sta rivelando un rifugio sicuro per il personale italiano in caso di escalation nell’area irachena o iraniana. Non a caso, la base di Ali Al Salem sta diventando sempre più centrale nei piani operativi dell’Italia.

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Il ruolo dell’Italia tra diplomazia e deterrenza

Mentre prosegue la diplomazia italiana per la pace in Medio Oriente, la presenza militare mantiene un duplice ruolo: deterrente e protettivo. Il Governo italiano continua a muoversi su un filo sottile, tra il dovere di garantire gli impegni internazionali e la necessità di proteggere i propri militari e cittadini.

La ridistribuzione dei soldati è solo uno degli strumenti utilizzati in questa fase, ma potrebbe essere il primo passo di un riassetto più ampio, qualora la situazione in Medio Oriente dovesse ulteriormente deteriorarsi. E in un contesto dove le dichiarazioni ufficiali si fanno sempre più caute, ogni spostamento, ogni parola, ogni scelta logistica diventa un messaggio preciso.

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