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“Primato indiscusso”. Sondaggi politici di fine anno, chi vincerebbe se votassimo oggi

Le percentuali dei partiti: centrodestra avanti, centrosinistra in recupero

Osservando nel dettaglio i numeri, Fratelli d’Italia resta saldamente in testa come primo partito nazionale. Il dato aggiornato alle rilevazioni di fine anno colloca il partito della presidente del Consiglio al 28,8% dei consensi, in aumento rispetto al risultato ottenuto alle elezioni politiche del 2022. Questo rafforzamento, seppur non esplosivo, conferma la capacità di FdI di mantenere la propria base elettorale e di attrarre segmenti aggiuntivi dell’elettorato di centrodestra.

Nel perimetro della maggioranza, Forza Italia registra un consolidamento significativo, attestandosi intorno al 9,6%. Il partito guidato dal vicepremier Antonio Tajani, dopo una fase di incertezza successiva alla scomparsa del fondatore Silvio Berlusconi, sembra aver trovato un nuovo equilibrio, capace di garantirgli un ruolo stabile all’interno della coalizione. La Lega, invece, chiude il 2025 con un consenso pari all’8,6%, evidenziando un ridimensionamento rispetto ai picchi raggiunti negli anni passati ma mantenendo comunque una presenza rilevante soprattutto in alcune aree territoriali del Nord.

Considerando l’insieme delle liste che sostengono il governo, il centrodestra allargato sfiora la soglia del 48% delle intenzioni di voto. Questo dato conferma la coalizione come il principale blocco politico del Paese, con una capacità di competere in modo efficace in un eventuale confronto elettorale. La distribuzione interna dei consensi mostra una leadership chiara di Fratelli d’Italia, affiancata da partiti alleati che mantengono comunque un peso non trascurabile nello schema di maggioranza.

Sul fronte opposto, il centrosinistra presenta un quadro più articolato. Il Partito Democratico raggiunge il 21,4%, rafforzando il proprio ruolo di principale forza di opposizione in Parlamento. Il Movimento 5 Stelle si attesta al 13,5%, un valore che indica una flessione rispetto ai risultati ottenuti tre anni prima e che segnala una fase di riposizionamento politico. Alleanza Verdi e Sinistra conquista il 5,8%, confermandosi come riferimento per una parte dell’elettorato sensibile ai temi ambientali e sociali. Le formazioni di area centrista e liberal-democratica, come Azione, Italia Viva e Più Europa, restano su livelli più contenuti, contribuendo in misura minore al totale.

I rapporti di forza tra i poli e le prospettive di coalizione

Se si sommano le percentuali dei principali soggetti riconducibili all’area che si oppone al governo, l’insieme del cosiddetto campo progressista raggiunge complessivamente circa il 45%. Si tratta di un valore che indica un avvicinamento al blocco di centrodestra, con una riduzione del divario rispetto agli anni precedenti, ma che non è ancora sufficiente a determinare un sorpasso. Il margine a favore della maggioranza resta infatti di alcuni punti percentuali, un distacco che, in un’ottica elettorale, potrebbe tradursi in un vantaggio rilevante in termini di seggi.

La distribuzione dei voti mette in luce anche la questione delle alleanze. Mentre il centrodestra appare già strutturato come coalizione organica, con una storia consolidata di collaborazione elettorale e di governo, il centrosinistra continua a confrontarsi con il tema della costruzione di un fronte unitario. La presenza di più liste con profili programmatici differenti richiede accordi politici che, pur essendo in parte in discussione, non risultano ancora del tutto definiti. Questa fase di assestamento incide sulla percezione di compattezza e sulla capacità di proporsi come alternativa pronta a governare.

Dal punto di vista territoriale, i sondaggi indicano differenze significative tra le varie aree del Paese. Il centrodestra mantiene posizioni molto forti nelle regioni del Nord e in una parte del Centro, mentre il centrosinistra e il Movimento 5 Stelle registrano risultati più competitivi in alcune zone del Mezzogiorno. Queste dinamiche geografiche contribuiscono a definire gli equilibri complessivi e potrebbero assumere un ruolo decisivo in eventuali competizioni locali e regionali.

Nel complesso, la configurazione di fine 2025 suggerisce un sistema politico bipolare ma asimmetrico, in cui un polo – quello di governo – risulta più strutturato e coeso, mentre l’altro – quello di opposizione – è in fase di costruzione e necessita di ulteriori passaggi per consolidare una proposta comune. I prossimi mesi, con le scadenze amministrative e le possibili consultazioni interne ai partiti, saranno determinanti per capire se e come questo equilibrio potrà modificarsi.

Il gradimento dei leader: Meloni resta in testa, Tajani e Conte seguono

Un capitolo centrale dei sondaggi di fine anno riguarda il giudizio degli elettori sui principali protagonisti della scena politica. Sul piano della leadership, Giorgia Meloni continua a essere la figura con il livello di apprezzamento più elevato. Dopo un picco iniziale superiore al 46% nel periodo immediatamente successivo alla vittoria alle politiche, la presidente del Consiglio chiude il 2025 con un indice di gradimento pari al 44,7%. Pur segnando una lieve riduzione rispetto al massimo raggiunto, il dato risulta comunque superiore rispetto all’anno precedente, segnalando una tenuta significativa.

Anche l’operato dell’esecutivo nel suo complesso mantiene un consenso rilevante, attestandosi intorno al 43,8%. Questo indicatore sintetizza il giudizio degli intervistati sulle principali politiche attuate dal governo nel corso dell’anno, dall’economia alla gestione dei servizi pubblici, fino ai provvedimenti in tema di sicurezza e politica estera. La ridotta distanza tra l’indice di gradimento della leader e quello del governo suggerisce una sostanziale coerenza percepita tra la guida politica e l’azione dell’intera squadra.

Alle spalle della presidente del Consiglio si colloca il vicepremier Antonio Tajani, che raggiunge un gradimento del 32,8%. Segue Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, con un indice pari al 31,2%, in risalita rispetto ai mesi precedenti. Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, si attesta al 28,5%, evidenziando un calo nel corso dell’anno. Chiude la graduatoria dei principali leader di partito il segretario della Lega Matteo Salvini, che si ferma al 27%. Questi valori mostrano un quadro in cui la figura della presidente del Consiglio risulta nettamente distanziata rispetto agli altri protagonisti, mentre nel resto della classifica le differenze sono più contenute.

Il posizionamento relativo dei leader è rilevante anche per comprendere le dinamiche interne alle coalizioni. Nel centrodestra, il primato di Giorgia Meloni appare consolidato, mentre i consensi di Tajani e Salvini definiscono gli equilibri tra le diverse forze che compongono la maggioranza. Sul versante di opposizione, il confronto tra il gradimento di Conte e quello di Schlein riflette le differenti capacità di attrazione delle due principali figure alternative al governo in carica.

I ministri più apprezzati e gli equilibri all’interno del governo

I rilevamenti di fine 2025 dedicano spazio anche alla valutazione dei membri dell’esecutivo. In questa classifica, Antonio Tajani emerge come il ministro più apprezzato. Il suo ruolo alla guida del Ministero degli Esteri e la funzione di vicepremier sembrano incidere positivamente sulla percezione dell’opinione pubblica, che riconosce una certa continuità istituzionale e una visibilità stabile sulla scena internazionale.

Alle spalle di Tajani si collocano il ministro della Difesa Guido Crosetto e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, entrambi con un livello di consenso significativo. Seguono il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. La graduatoria complessiva restituisce l’immagine di un governo in cui diverse figure ottengono un riconoscimento positivo, riflettendo una certa distribuzione del consenso tra i vari dicasteri.

L’analisi degli indici di gradimento dei ministri mette in luce anche gli equilibri interni al governo Meloni. La presenza, nelle prime posizioni, di esponenti di partiti diversi indica una pluralità di punti di riferimento per l’elettorato di maggioranza, pur all’interno di una leadership chiaramente definita. Tale configurazione può contribuire a rafforzare la percezione di una squadra di governo articolata, capace di rappresentare sensibilità politiche differenti ma convergenti nel sostegno all’esecutivo.

Al tempo stesso, la distribuzione dei consensi tra i ministri offre indicazioni utili anche per la gestione dell’azione politica futura, soprattutto in vista di eventuali rimpasti o di ridefinizioni delle priorità programmatiche. I dati a disposizione, in ogni caso, mostrano un livello complessivamente positivo di fiducia nei confronti di una parte significativa dell’esecutivo, elemento che si somma al gradimento ancora elevato nei confronti della presidente del Consiglio.

I temi centrali del 2025: economia, sanità e geopolitica

Oltre alle intenzioni di voto e al gradimento dei leader, i sondaggi di fine anno analizzano i temi che hanno maggiormente caratterizzato il dibattito pubblico nel corso del 2025. In cima alle preoccupazioni dei cittadini restano l’economia, la sanità e la geopolitica, tre ambiti che hanno inciso in modo diretto sulla percezione dell’operato del governo e sul clima generale del Paese.

Per quanto riguarda l’economia, il sentiment rilevato dagli istituti di ricerca mostra un miglioramento rispetto al 2022. Pur in presenza di criticità legate al costo della vita, alle dinamiche salariali e alla competitività delle imprese, una parte crescente degli intervistati ritiene che alcuni indicatori macroeconomici – come l’andamento del PIL, l’occupazione e gli investimenti – abbiano registrato segnali positivi. Questo contribuisce a rafforzare, almeno in parte, la percezione di stabilità e di affidabilità della gestione economica da parte dell’esecutivo.

Nel settore della sanità, invece, il giudizio complessivo appare più stabile. Il sentiment rilevato rimane sostanzialmente in linea con quello dei periodi precedenti, con una combinazione di apprezzamento per il lavoro svolto dal personale sanitario e di preoccupazione per le criticità strutturali del sistema, come le liste d’attesa, la carenza di medici in alcune aree e le differenze territoriali nell’accesso ai servizi. L’assenza di variazioni marcate nel giudizio indica una situazione percepita come in equilibrio, ma ancora lontana da una piena soddisfazione.

Più problematica risulta la percezione della geopolitica e della politica estera. Il sentiment su questo fronte registra infatti un peggioramento sensibile, con un aumento delle valutazioni negative rispetto al passato. Le tensioni internazionali, i conflitti in diverse aree del mondo, le incertezze energetiche e le difficoltà nel contesto europeo contribuiscono a generare una diffusa preoccupazione tra i cittadini. La diminuzione della percezione positiva in questo ambito sottolinea come le sfide globali rappresentino uno dei principali elementi di criticità per il governo e, più in generale, per l’intero sistema politico italiano.

Nel complesso, l’analisi tematica dei sondaggi di fine anno evidenzia un Paese che guarda con maggiore fiducia ad alcuni aspetti della propria situazione economica, ma che resta cauto e talvolta critico nei confronti della gestione di questioni complesse come la sanità e, soprattutto, la politica internazionale. Questi elementi, combinati con i dati sulle intenzioni di voto e sul gradimento dei leader, offrono un quadro articolato delle priorità e delle aspettative dell’elettorato alla fine del 2025.

Conclusioni: stabilità politica e sfide future

La sintesi dei dati raccolti a fine 2025 conferma la stabilità del quadro politico italiano, con un centrodestra che mantiene un vantaggio significativo e un centrosinistra che mostra segnali di crescita senza riuscire, per ora, a colmare completamente il divario. Il ruolo di primo piano di Giorgia Meloni, il buon livello di consenso verso il governo e l’apprezzamento per alcuni ministri chiave delineano un esecutivo ancora saldamente al comando.

Dall’altra parte, l’area di opposizione continua il proprio percorso di riorganizzazione, con il Partito Democratico in crescita, il Movimento 5 Stelle in fase di riposizionamento e le forze minori che cercano spazio in un contesto competitivo. Le prossime tappe politiche, nazionali e locali, rappresenteranno un banco di prova importante per verificare se le tendenze emerse nel 2025 troveranno conferma o se si assisterà a nuovi assestamenti.

In questo scenario, i temi legati a economia, sanità e geopolitica continueranno a essere centrali nell’agenda pubblica. La capacità delle forze politiche di proporre soluzioni credibili e di rispondere alle preoccupazioni dei cittadini sarà uno degli elementi decisivi per l’evoluzione del consenso. I sondaggi di fine anno, pur rappresentando una fotografia parziale e momentanea, offrono indicazioni significative sulle tendenze in atto e sulle possibili traiettorie future del sistema politico italiano.

Alla luce di questi dati, il 2026 si apre con un equilibrio che, pur favorendo l’attuale maggioranza, resta suscettibile di cambiamenti, in funzione degli sviluppi interni ed internazionali e delle scelte che verranno compiute dai diversi attori politici nei mesi a venire.

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