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Sondaggi politici di fine anno: chi sorride e chi no al termine del 2025

La lotta intestina nel centrodestra tra Lega e Forza Italia

All’interno della coalizione di governo, la competizione per il ruolo di vice-leader è più accesa che mai. I sondaggi di fine 2025 fotografano un duello all’ultima preferenza tra la Lega e Forza Italia. Il partito di Matteo Salvini, dopo un anno caratterizzato da fluttuazioni continue e momenti di incertezza, chiude la stagione intorno all’8,1% o 8,2%. Tuttavia, il fiato sul collo degli alleati azzurri è più che percepibile. Forza Italia, che molti davano per spacciata dopo la scomparsa del suo fondatore, ha dimostrato una stabilità sorprendente, posizionandosi tra l’8% e l’8,1%.

Un esponente di spicco del partito ha dichiarato con orgoglio: Siamo la vera sorpresa di questo anno politico, stabili e centrali per la tenuta del governo. Questo sostanziale pareggio tra le due forze minori della maggioranza crea una tensione interna costante, poiché ogni minimo spostamento di voti potrebbe cambiare le gerarchie per le prossime scadenze elettorali. Mentre questi due partiti lottano per la sopravvivenza e l’egemonia interna, il resto del panorama politico deve fare i conti con soglie di sbarramento e cali di fiducia che mettono a rischio le formazioni più piccole.

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Il declino di Alleanza Verdi e Sinistra e il fantasma dell’astensione

L’analisi dei dati di fine anno non sarebbe completa senza uno sguardo alle forze che popolano il resto del parlamento e al dato più allarmante di tutti: il disinteresse dei cittadini. Alleanza Verdi e Sinistra (AVS), pur rimanendo sopra la fatidica soglia di sbarramento, conclude il 2025 con una nota amara, scivolando verso il 6,5% – 6,8% dopo un periodo di maggiore vigore. Al contrario, Azione di Carlo Calenda registra un piccolo sussulto di orgoglio, portandosi al 3,1% – 3,2% e cercando di consolidare una base elettorale che sembrava ormai compromessa. Ma il vero protagonista negativo, secondo le rilevazioni di SWG e la Supermedia, è l’astensione.

Con una quota di indecisi e non votanti che oscilla pericolosamente tra il 33% e il 40%, la politica italiana si trova a fare i conti con un abisso di disaffezione. Anche la fiducia nei leader ne risente: sebbene Giorgia Meloni rimanga la più apprezzata con un indice del 25-26%, la distanza tra il palazzo e la piazza non è mai stata così ampia. Resta da vedere se il 2026 saprà colmare questo vuoto o se i partiti continueranno a dividersi una torta sempre più piccola, ignorando il grido silenzioso di chi ha deciso di non scegliere più.

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