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Spettacolo in lutto, se ne va una leggenda: “Ha scritto un pezzo di storia in Italia”

È morto Adrian Maben, addio al regista che fece suonare i Pink Floyd a Pompei

Il documentario Pink Floyd: Live at Pompeii, girato nell’ottobre del 1971 e pubblicato ufficialmente nel 1974, rappresenta ancora oggi uno dei massimi esempi di fusione tra musica, cinema e archeologia. Adrian Maben scelse di filmare Roger Waters, David Gilmour, Nick Mason e Richard Wright in un anfiteatro deserto, creando un’atmosfera sospesa e carica di suggestione. La scelta di Pompei non fu casuale: l’antico sito archeologico, tra i più visitati al mondo, offriva una cornice unica, che esaltava la dimensione mistica e senza tempo della musica dei Pink Floyd. Le riprese del film furono realizzate nell’arco di quattro giorni, a cui seguirono alcune sequenze aggiuntive girate in studio a Parigi. L’uscita ufficiale avvenne due anni dopo, consolidando il mito di una collaborazione tra arte, musica e storia.

Nel 2015, in riconoscimento del profondo legame che Maben aveva instaurato con la città, gli fu conferita la cittadinanza onoraria di Pompei. Un gesto simbolico che testimonia quanto il regista fosse rimasto legato a quel luogo speciale, tornandovi spesso per omaggiare il passato e rinnovare il suo rapporto con la storia. Il Parco Archeologico di Pompei, nella sua nota stampa, ha ricordato anche la mostra permanente “Pink Floyd. Live at Pompeii. The exhibition by Adrian Maben”, ospitata nei corridoi dell’anfiteatro e inaugurata poco prima dei celebri concerti di David Gilmour del luglio 2016. Questa esposizione rappresenta un ulteriore omaggio all’opera del regista e al ruolo centrale che ha avuto nella valorizzazione del sito archeologico, rafforzando un sodalizio che continua ad affascinare pubblico e addetti ai lavori.

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La carriera di Adrian Maben

Oltre al celebre documentario sui Pink Floyd, Adrian Maben si è distinto per una carriera ricca di progetti innovativi e sperimentali. Dopo l’esperienza pompeiana, il regista ha realizzato film dedicati ad alcune delle figure più significative dell’arte e della cultura europea. Tra questi spicca il documentario su Monsieur René Magritte, in cui Maben esplora la vita e l’opera del grande pittore surrealista belga, offrendo uno sguardo originale e approfondito sulla sua produzione. Tra le sue realizzazioni più note figura anche il film “Le Grand escalator”, dedicato al Centre Pompidou di Parigi, simbolo della modernità architettonica e culturale della capitale francese. Con questa opera, Maben ha saputo raccontare l’anima innovativa del celebre centro d’arte, restituendo al pubblico internazionale la portata rivoluzionaria di uno dei più importanti poli culturali d’Europa.

Il regista ha inoltre firmato una serie televisiva incentrata sulla figura di Hieronymus Bosch, maestro della pittura fiamminga, contribuendo a diffondere una maggiore conoscenza del suo stile enigmatico e delle sue opere. La capacità di Maben di spaziare tra generi e tematiche differenti ha reso la sua produzione estremamente variegata e apprezzata da critica e pubblico. Il suo approccio, sempre attento alla contaminazione tra linguaggi e forme espressive, ha portato a collaborazioni con importanti istituzioni culturali e a numerosi riconoscimenti in ambito internazionale. La sua visione è stata spesso celebrata nei principali festival del cinema documentario, consolidando la sua reputazione come uno degli autori più originali ed eclettici del panorama europeo.

Un’eredità che continua: pubblicazioni e nuove scoperte

Il documentario “Pink Floyd: Live at Pompeii” continua a vivere attraverso nuove pubblicazioni e riedizioni. Recentemente, il 2 maggio, è stato pubblicato l’album live completo PINK FLOYD AT POMPEII – MCMLXXII (Legacy Recording / Sony Music), che raccoglie per la prima volta in modo integrale tutti i materiali audio delle sessioni originali. Questo lavoro, atteso dai fan di tutto il mondo, rappresenta una testimonianza fedele e preziosa di un momento storico per la musica internazionale.

Già in passato alcune versioni dei brani erano state diffuse attraverso bootleg non autorizzati o nella raccolta ufficiale “The Early Years 1965-1972”, ma solo con questa pubblicazione è stato possibile ascoltare nella loro interezza le performance registrate a Pompei. L’uscita del disco ha contribuito a rinnovare l’interesse per il documentario e per la figura di Adrian Maben, la cui opera rimane un riferimento per chiunque si occupi di documentazione musicale e audiovisiva.

Oltre alla musica, la passione di Maben per l’arte e la storia si è tradotta in numerose attività di ricerca e divulgazione. Il suo impegno nell’esplorare nuove modalità di racconto visivo ha contribuito a ridefinire il linguaggio del documentario contemporaneo, portando alla luce dettagli e prospettive inedite su temi di grande rilevanza culturale. Il suo lavoro, riconosciuto e premiato a livello internazionale, continua a essere oggetto di studio e approfondimento da parte di storici, critici e appassionati, che ne riconoscono il valore innovativo e la capacità di anticipare tendenze e linguaggi.

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