
Verona è stata teatro di una tragica esplosione che ha causato la morte di tre carabinieri dei Reparti Speciali. Il drammatico evento è avvenuto durante un’operazione pianificata dalle forze dell’ordine presso un’abitazione a Castel d’Azzano, dove vivevano i fratelli Ramponi: Franco, Dino e Maria Grazia. L’accusa della Procura è tra le più gravi, configurando il reato di strage nei loro confronti. L’esplosione ha anche prodotto 27 feriti, tra militari, poliziotti e vigili del fuoco, alcuni dei quali in condizioni gravi.
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Esplosione a Castel d’Azzano: la ricostruzione dei fatti
Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, la deflagrazione sarebbe stata il risultato di una preparazione accurata. Si ipotizza che i tre fratelli abbiano realizzato bottiglie molotov e aperto numerose bombole di gas saturando ogni ambiente della casa. Il tutto sarebbe stato orchestrato per far detonare l’edificio all’arrivo delle forze dell’ordine, che erano intervenute per eseguire una perquisizione e dare seguito a un ordine di sgombero già oggetto di tensioni nei giorni precedenti.
L’abitazione si presentava come una sorta di fortino, con imposte rinforzate, inferriate alle finestre e sistemi di difesa artigianali, ma potenzialmente fatali. Il blitz delle forze speciali è scattato nelle prime ore del mattino, quando una trentina di investigatori erano schierati attorno al perimetro della casa, pronti a intervenire.

I carabinieri caduti in una trappola letale
Durante l’operazione, gli agenti dell’Uopi – unità specializzata antiterrorismo – sono saliti sul tetto dell’edificio, dove hanno rinvenuto due bottiglie incendiarie già pronte. Pochi istanti dopo, la potente esplosione ha devastato l’intera area circostante, riducendo la casa a un cumulo di detriti e mettendo in pericolo la vita di tutti i presenti. Il tutto è avvenuto nell’arco di pochissimi minuti dall’inizio del blitz.
Gli accertamenti iniziali suggeriscono che sia stata Maria Grazia Ramponi a provocare l’innesco dell’esplosione. I fratelli si trovavano in un locale adiacente quando i militari hanno varcato la soglia dell’abitazione, attivando quella che si è rivelata una vera e propria trappola letale. Il crollo strutturale ha coinvolto il primo piano, seppellendo i carabinieri sotto le macerie.
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