Culiacán, la faida tra Los Chapitos e La Mayiza
La città di Culiacán è epicentro della guerra interna al cartello di Sinaloa, un tempo guidato da Joaquín “El Chapo” Guzmán, oggi detenuto negli Stati Uniti. Dopo il suo arresto, il controllo dell’organizzazione si è frammentato, generando una violenta lotta tra le fazioni Los Chapitos, capeggiata dai figli di El Chapo, e La Mayiza.
Secondo le ricostruzioni fornite dalle autorità locali, la scintilla del conflitto sarebbe stato il rapimento di un leader rivale da parte del figlio di Guzmán, consegnato poi alle autorità americane. Da allora, la faida tra i gruppi armati ha trasformato la città in una zona di guerra. Gli scontri avvengono a colpi di mitra in pieno giorno, con uomini armati in motocicletta che pattugliano le strade e case crivellate di proiettili.
Leggi anche: Nuovo codice stradale, sempre più città lo stanno vietando: cosa non si può più fare

Oltre 1.200 morti: una guerra senza fine
Il bilancio è devastante. Oltre 1.200 persone hanno perso la vita da quando il conflitto ha preso il sopravvento sulla fragile tenuta della sicurezza locale. Ogni giorno, i civili di Culiacán convivono con il terrore: sparatorie improvvise, sparizioni, cadaveri lasciati in strada. La polizia locale appare impotente, spesso costretta a ritirarsi di fronte alla superiorità militare dei cartelli. Culiacán, città simbolo del narcotraffico, è ora anche il volto più crudo di un Messico travolto da una violenza sistemica che non accenna a diminuire.