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Ucraina, svolta shock: la decisione di Giorgia Meloni all’ultimo minuto. Cosa succede

Immagine asset russi bloccati UE

La questione della gestione degli attivi sovrani russi immobilizzati nell’Unione Europea ha raggiunto una fase fondamentale. Dopo un periodo di incertezza e valutazioni diplomatiche, il governo italiano presieduto da Giorgia Meloni ha scelto di sostenere il regolamento europeo che sancisce il blocco degli asset russi. Questa decisione rappresenta il primo passo concreto per garantire il mantenimento di ingenti risorse finanziarie, con l’obiettivo dichiarato di poterle destinare, in un secondo momento, a un potenziale prestito di riparazione a favore dell’Ucraina, ancora segnata dalla guerra.

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La decisione europea sugli asset russi

La votazione formale è in corso presso il Consiglio dell’Unione Europea, coinvolgendo i rappresentanti dei ventisette Stati membri. La procedura, avviata nella giornata odierna, si concluderà alle ore 17, segnando un momento determinante nella gestione delle risorse finanziarie provenienti dalla Russia e bloccate dopo l’inizio del conflitto.

L’importanza del provvedimento non si limita all’aspetto finanziario: la scelta di immobilizzare gli asset è legata a una strategia più ampia, che punta a rafforzare il fronte europeo in risposta alla crisi ucraina. La misura, pur non decidendo ancora il futuro utilizzo dei fondi, crea le condizioni per una decisione condivisa a livello comunitario in un secondo momento.

Accordo politico e resistenze tra i Paesi membri

Il percorso che ha portato alla votazione odierna è stato segnato da trattative intense. Già nella giornata precedente, gli ambasciatori degli Stati membri avevano raggiunto un accordo politico su larga parte del regolamento, scegliendo di procedere con una maggioranza qualificata secondo le disposizioni dell’articolo 122 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea. Quest’ultimo viene attivato in situazioni di emergenza economica e sottolinea la gravità della crisi causata dalla guerra in Ucraina.

Nonostante il consenso di massima, le riserve non sono mancate. Ungheria e Slovacchia si sono apertamente opposte al regolamento, mentre Belgio e Italia avevano inizialmente avanzato delle riserve tecniche, mantenendo una posizione attendista fino agli ultimi negoziati. Questa decisione italiana si inserisce in un contesto complesso, dove la discussione sugli asset russi immobilizzati ha coinvolto numerose istituzioni europee e ha sollevato interrogativi su rischi legali e finanziari. Il dossier resta aperto in vista di ulteriori sviluppi e della valutazione definitiva da parte delle massime autorità dell’UE.

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