
Un nuovo episodio di tensione ai confini orientali della Nato si è verificato tra il 9 e il 10 settembre, quando una serie di droni russi ha violato lo spazio aereo della Polonia durante un attacco massiccio all’Ucraina occidentale. Secondo quanto comunicato dalle autorità di Varsavia, almeno otto velivoli senza pilota sono entrati nel territorio polacco, costringendo la difesa aerea nazionale ad abbatterne diversi in un’operazione che ha visto il coinvolgimento coordinato della Nato e il supporto attivo di jet italiani, olandesi e polacchi, oltre a ricognitori provenienti dall’Italia.
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Il ruolo dell’Italia e la reazione immediata
Fonti interne all’Alleanza Atlantica hanno confermato la partecipazione italiana, con l’impiego dei radar Awacs dell’Aeronautica Militare. I velivoli hanno monitorato i cieli insieme ai sistemi Patriot della Nato, che hanno individuato i droni durante l’incursione. Nel frattempo, anche la Romania ha alzato due F-16 per intercettare minacce nei pressi del Danubio, mentre episodi simili sono stati segnalati anche in Bielorussia.
L’allarme di Varsavia e la risposta diplomatica
Il premier polacco Donald Tusk ha denunciato 19 violazioni dello spazio aereo in una sola notte, annunciando l’intenzione di invocare l’articolo 4 della Nato, che prevede consultazioni immediate tra gli alleati. Tusk ha parlato di “minaccia concreta” e confermato contatti costanti con il segretario generale della Nato, Mark Rutte. Intanto, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha definito l’episodio un “attacco deliberato” della Russia, rilanciando l’idea di una difesa integrata europea.
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