
A quasi vent’anni dal delitto di Garlasco, la casa dove Alberto Stasi trascorse la sua adolescenza e la relazione con Chiara Poggi resta ancora lì, immobile e silenziosa, come un testimone muto di una storia che ha segnato l’Italia. Nonostante i tentativi di vendita e le difficoltà economiche della famiglia, la villa non ha mai trovato un acquirente. Oggi, tra mutui, ipoteche e liquidazioni societarie, emerge il ritratto di un patrimonio familiare rimasto sospeso nel tempo.
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La villa di Garlasco mai venduta
È ancora vuota e chiusa, con le imposte serrate e l’erba alta nel giardino, la villa di via Carducci a Garlasco, acquistata circa 25 anni fa dai coniugi Nicola Stasi ed Elisabetta Ligabò, genitori di Alberto. La famiglia si era trasferita lì da Liscate, quando il figlio era ancora adolescente. Dopo l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto l’11 agosto 2007, i genitori di Stasi avevano espresso il desiderio di vendere la casa per allontanarsi dal paese.
Nel 2009 l’intenzione di cedere l’immobile fu resa pubblica, ma solo nel 2016 la villa comparve realmente su Immobiliare.it con un prezzo di 610 mila euro. Nessuno, però, l’ha mai acquistata. Da allora l’abitazione è rimasta formalmente intestata alla signora Elisabetta Ligabò, oggi unica proprietaria.

L’ipoteca del 2019 e i mutui del passato
Tre anni dopo la mancata vendita, nel 2019, la villa è tornata a far parlare di sé. La signora Ligabò ha infatti acceso un’ipoteca a favore di Banca Creval per ottenere un mutuo da 60 mila euro, con un piano di rimborso di 12 anni. Le rate, secondo quanto risulta dai registri, vengono tuttora pagate ogni 5 del mese.
Prima di procedere con la pratica bancaria, fu necessario cancellare vecchie ipoteche fondiarie legate a due mutui concessi da Cariplo nei primi anni Duemila, uno del 2000 e uno del 2002, entrambi estinti entro il 2005 ma mai formalmente chiusi a livello catastale. Oggi quella villa, che appare abbandonata a chiunque passi da via Carducci, resta uno dei simboli più forti e controversi del caso Stasi, una casa rimasta immobile come la memoria di un passato che non si è mai davvero dissolto.
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