
Una semplice chiamata silenziosa può trasformarsi in una porta aperta alle truffe digitali. Ti squilla il telefono, rispondi, nessuno parla. Dopo qualche “Pronto?”, riattacchi. Eppure quei pochi secondi bastano per rubare la tua voce e trasformarla in un’arma nelle mani dei cybercriminali. Le chiamate mute, spesso ignorate o sottovalutate, nascondono un meccanismo tanto semplice quanto inquietante.
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Le chiamate mute: la trappola perfetta dei truffatori
Dietro una chiamata che dura pochi secondi e termina nel silenzio si nasconde un sistema automatico capace di comporre migliaia di numeri al giorno. Chi risponde fornisce inconsapevolmente due informazioni cruciali: che il numero è attivo e che la voce dell’utente è disponibile per la registrazione. Da quel momento, il contatto viene “segnalato come valido e condiviso nelle reti criminali”.
Alcuni numeri finiscono in circuiti di phishing, altri vengono usati per robocall o per alimentare software di clonazione vocale. In pochi istanti, la voce di chi risponde diventa materia prima per l’intelligenza artificiale. È il primo passo di una catena di frodi che può arrivare a produrre falsi familiari al telefono o accessi bancari ingannevoli. “Pronto?”, “Mi sente?” — frasi che pronunciamo senza pensarci, ma che possono bastare per fornire l’audio necessario a creare un clone digitale della voce.

Come l’intelligenza artificiale imita la voce umana
Le tecnologie di clonazione vocale oggi sono accessibili e sorprendentemente efficaci. Con pochi secondi di registrazione, i truffatori possono ricostruire timbro, tono e cadenza di una voce. “Nemmeno i parenti riescono a riconoscere il fake”, si legge su Fanpage. Gli algoritmi analizzano ogni dettaglio sonoro per riprodurre ciò che rende una voce unica: età, sesso, accento, persino le pause e le inflessioni naturali.
Uno studio pubblicato su PLoS One ha dimostrato quanto sia difficile distinguere le voci reali da quelle generate dall’IA. Ai partecipanti sono stati sottoposti 80 campioni vocali, metà autentici e metà sintetici. Le voci clonate, create a partire da registrazioni reali, sono state riconosciute come umane da oltre la metà degli intervistati. Allo stesso tempo, solo il 62% delle voci vere è stato identificato correttamente. Il confine tra reale e artificiale, quindi, si sta assottigliando sempre di più.
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