
La presenza di sostanze tossiche nei capi di abbigliamento rappresenta una tematica di crescente interesse sia per i consumatori che per la comunità scientifica. Gli esperti del portale scientifico “Dottore ma è vero che…?”, coordinato dalla Fnomceo (Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri), sottolineano come “per produrre i tessuti si utilizzano diverse sostanze chimiche”. Il settore tessile, infatti, si basa su processi industriali in continua trasformazione: negli ultimi anni, molte sostanze pericolose sono state gradualmente eliminate e sostituite da composti ritenuti più sicuri. Tuttavia, non sempre è semplice per i consumatori comprendere con esattezza cosa si cela dietro i capi che acquistano.
Tra le sostanze più impiegate ci sono metalli pesanti come mercurio, cadmio, piombo, nichel e cromo, oltre a coloranti e solventi noti per la loro tossicità. Sebbene la normativa europea limiti l’uso di composti cancerogeni, le etichette raramente riportano informazioni dettagliate sulla quantità o la tipologia degli additivi chimici presenti.
Leggi anche: “Rischia grosso”: Italia nei guai per i fischi all’Inno di Israele, cosa succede ora
Leggi anche: Tumore al colon, l’oncologo avverte: “Ecco i 5 sintomi da non sottovalutare”

Controlli insufficienti e filiere globali
Le difficoltà di tracciabilità aumentano a causa di una filiera produttiva globale sempre più articolata. Molti vestiti tossici provengono da Paesi dove i controlli ambientali sono meno rigidi, riuscendo comunque a entrare nel mercato europeo.
La mancanza di una legislazione internazionale armonizzata rende più difficile proteggere i consumatori, con differenze normative significative tra Stati.
Studi scientifici hanno dimostrato che l’esposizione a queste sostanze può causare dermatiti da contatto, irritazioni e persino effetti cronici dovuti all’accumulo di agenti chimici nel corpo, soprattutto nei bambini e nelle persone più sensibili.
Anche i tessuti naturali possono essere tossici
Contrariamente a quanto comunemente si pensa, il rischio di sostanze tossiche non interessa esclusivamente i tessuti sintetici. Anche le fibre naturali, come cotone e lino, possono essere trattate con pesticidi, fertilizzanti e coloranti chimici. Gli esperti ricordano che “sta al singolo produttore scegliere se fornire ulteriori informazioni sulle etichette”. Per chi soffre di allergie esistono certificazioni specifiche come il marchio nickel free.
In Europa, la sicurezza è regolata dal Regolamento sui tessili, che stabilisce limiti precisi all’uso di sostanze pericolose. Tuttavia, i prodotti importati da Paesi extra UE possono sfuggire ai controlli.
Le certificazioni indipendenti come Oeko-Tex o GOTS (Global Organic Textile Standard) aiutano i consumatori più attenti, ma restano volontarie e non sostituiscono una legislazione severa e condivisa.
Scopriamo tutti i dettagli nella pagina successiva