L’identità costruita di Rexal Ford
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Rexal Ford si presentava come un “executive producer” con esperienze nel cinema e nella TV. Tra i nomi con cui si vantava di aver lavorato, anche quello dell’attore Billy Zane. Ma online, di lui, nessuna traccia significativa. Ford era arrivato in Italia con la compagna – conosciuta a Malta – e con la figlia, con l’intento di sviluppare un progetto da girare a Firenze. “Non sembrava un uomo del cinema,” ha spiegato la giovane, “aveva gli stessi vestiti del video dell’arresto”. Ford, con capelli rasati e barba fatta, cercava di passare inosservato. Parlava di yacht, milioni in banca e produzioni internazionali, ma nel frattempo beveva da una bottiglia da tre euro. “Mi raccomando, io ti aiuto ma tu non andare a raccontare in giro che ti ho fatto delle avances. Certo sei una bella ragazza, potrei farti delle promesse che poi non manterrei oppure potrei portarti nel mio hotel qui vicino, ma non te lo chiedo perché ti rispetto,” le avrebbe detto. Un copione ambiguo, forse studiato.
Non vivevano per strada: avevano probabilmente soggiornato in un B&B o casa vacanze, e il numero mostrato alla polizia durante un controllo il 20 maggio, spacciato per quello dell’hotel, risultava appartenere a un’agenzia immobiliare. L’uomo era abituato a mentire, adattando la sua storia alle circostanze. “Ho tre milioni sul conto ma vivo come una persona semplice,” aveva detto alla giovane donna, ostentando una ricchezza che forse non esisteva più.
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Rexal Ford, dalla caduta all’arresto
L’ultimo tassello del racconto si consuma tra il 20 maggio e l’11 giugno, quando Ford fugge in Grecia. Il 20 maggio era stato già fermato ubriaco a Campo de’ Fiori, caduto e ferito alla testa. Un precedente che aveva messo in allarme le forze dell’ordine, anche se non si poteva ancora immaginare l’epilogo tragico. Dopo l’incontro con la donna al Pantheon, Ford ha lasciato l’Italia. Il 13 giugno è stato arrestato ad Atene su richiesta delle autorità italiane. Ora si attendono gli sviluppi dell’indagine e i risultati degli esami autoptici sul corpo della compagna. Ma una cosa appare chiara: dietro il personaggio del produttore internazionale si celava una realtà fatta di menzogne, finzioni e, secondo l’accusa, violenza estrema. “Pensavo fosse solo un ciarlatano, non credevo di avere davanti un assassino”, ha concluso la donna che lo ha incontrato pochi giorni dopo i delitti, riporta Il Messaggero.