
West Nile, quando bisogna andare in ospedale: i sintomi e i chiarimenti degli esperti – Continua a crescere il bilancio delle vittime legate al virus West Nile in Italia. Dall’inizio dell’anno sono nove le persone decedute a causa dell’infezione: una in Piemonte, tre nel Lazio e cinque in Campania. L’ultimo caso risale a ieri sera: si tratta di un uomo di 76 anni, dializzato, morto a Caserta. Era originario della provincia di Salerno e si trovava in una residenza sanitaria a Grazzanise. Una notizia che, oltre a suscitare allarme, evidenzia come il virus abbia colpito con forza territori che in passato non erano considerati zone critiche.

West Nile, quando bisogna andare in ospedale: i sintomi e i chiarimenti degli esperti
Secondo Antonello Maruotti, ordinario di Statistica all’università Lumsa di Roma, l’andamento del contagio da West Nile segue uno schema ormai noto: la curva tende a salire dalla metà di luglio, per raggiungere il picco tra la seconda e la terza settimana di agosto, per poi scendere rapidamente. “Ci aspettiamo un picco dopo Ferragosto, ma non si tratta di una novità. Già nel 2018 avevamo registrato oltre 550 casi, e lo scorso anno ci siamo fermati poco sopra quota 460”, spiega Maruotti in un’intervista pubblicata da Rainews.it. Quello che colpisce, però, è la distribuzione geografica. “Negli anni scorsi i casi erano quasi sempre localizzati in Emilia-Romagna, Veneto e alcune aree della Pianura Padana. Quest’anno, invece, i focolai principali si sono registrati in provincia di Latina e in Campania. È un cambiamento significativo rispetto al passato”, ha aggiunto. Secondo Maruotti, dunque, è ragionevole aspettarsi ancora nuovi contagi nelle prossime settimane, prima della discesa.

Bassetti: niente allarmismi, ma attenzione ai sintomi neurologici
Sul tema è intervenuto anche Matteo Bassetti, infettivologo e primario al policlinico San Martino di Genova, che ha invitato a mantenere la calma e a evitare inutili corse al pronto soccorso. “Non c’è un aumento fuori controllo rispetto agli anni precedenti, ma il virus quest’anno ha colpito aree diverse, come Lazio e Campania. L’importante è non cedere all’allarmismo e dare indicazioni chiare ai cittadini”, ha chiarito l’esperto. L’invito di Bassetti è a non andare in ospedale al primo segno di febbre. “Non è vero che basta la febbre per correre al pronto soccorso. Quello che deve far scattare il campanello d’allarme è la febbre accompagnata da sintomi neurologici come mal di testa forte, rigidità nucale, confusione mentale, tremori o paralisi dei nervi facciali. In questi casi è corretto rivolgersi a una struttura sanitaria. In tutti gli altri, è inutile intasare i pronto soccorso, soprattutto in una stagione già complicata come l’estate”, la precisazione.
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