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West Nile, quando bisogna andare in ospedale: i sintomi e i chiarimenti degli esperti

Rezza: rischio basso, ma più alto per gli anziani

A riportare il discorso su un piano probabilistico è Gianni Rezza, già direttore della Prevenzione del Ministero della Salute e ora professore di Igiene all’università Vita-Salute San Raffaele. In un post pubblicato su Facebook, Rezza ha chiarito che anche nelle zone dove il virus circola attivamente, una singola puntura di zanzara non equivale a un’infezione, e un’infezione non implica necessariamente una malattia grave. “La prevalenza di zanzare positive al virus è generalmente bassa quindi la probabilità di infettarsi dipende anche dal numero di punture ricevute. Inoltre, solo una piccola parte degli infetti sviluppa sintomi. I dati del Lazio ci aiutano a comprendere: su 28 casi identificati fra Latina e Anzio, 17 sono neuroinvasivi, ma ciò non significa automaticamente che siano gravi”, ha spiegato. Rezza cita anche le statistiche ufficiali: su 100 casi di infezione, circa 20 presentano sintomi lievi e meno di uno sviluppa una grave encefalite. “La sorveglianza sanitaria tende a intercettare i casi più evidenti, mentre quelli asintomatici o lievi spesso sfuggono. Lo scorso anno, in Italia, più del 50% dei casi segnalati avevano sintomi neurologici”, ha aggiunto.

La vera incognita resta l’età

L’esperienza italiana dimostra che i casi gravi sono fortunatamente rari. Anche tra i contagi neuroinvasivi, solo una parte richiede il ricovero in terapia intensiva: “Attualmente nel Lazio ci sono un paio di pazienti in condizioni critiche oltre alla 82enne purtroppo deceduta”. Il vero fattore di rischio, sottolinea l’esperto, è l’età. “La probabilità di sviluppare sintomi gravi aumenta con l’età, e i soggetti più a rischio sono gli anziani. Anche se, in casi rari, possono ammalarsi gravemente anche i giovani o le persone immunodepresse, i cosiddetti ‘grandi anziani’ restano la fascia più vulnerabile”. In sintesi, il virus West Nile non va sottovalutato, ma nemmeno trasformato in un’epidemia mediatica. Servono attenzione, informazione e buon senso. Soprattutto ora che l’Italia si prepara ad affrontare il momento più delicato della stagione.

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