Le parole di Zelensky: “Disponibile a un incontro”
Zelensky ha inoltre ribadito che l’Ucraina rimane disponibile a un incontro a livello di leader con Washington, per affrontare direttamente le questioni più sensibili e chiarire la propria posizione sui punti considerati non negoziabili. Il presidente ha insistito sul fatto che ogni formula di compromesso dovrà garantire la sovranità territoriale ucraina e un livello adeguato di sicurezza nucleare, senza compromessi che possano mettere a rischio la popolazione civile o il controllo degli impianti strategici.
Secondo quanto riferito dal capo di Stato ucraino, la proposta allo studio include anche un congelamento della linea del fronte lungo le attuali posizioni militari. «La linea di dispiegamento delle truppe alla data dell’accordo è la linea di contatto de facto riconosciuta», ha spiegato Zelensky, indicando che questo tracciato diventerebbe il riferimento formale per i futuri passi negoziali, in attesa di un eventuale processo di ritiro o ridislocazione delle forze.

Congelamento del fronte e zone demilitarizzate
Nell’architettura del piano di pace, il cosiddetto congelamento del fronte non implicherebbe un riconoscimento politico definitivo delle occupazioni, ma costituirebbe una base tecnica per avviare un cessate il fuoco e fissare una linea di contatto riconosciuta dalle parti. Su questa base verrebbe istituito un gruppo di lavoro internazionale, incaricato di definire in dettaglio il ridispiegamento delle forze armate nei settori più critici e i meccanismi di verifica sul terreno.
Il mandato di questo gruppo, secondo le indicazioni fornite, riguarderebbe anche l’eventuale creazione di zone demilitarizzate lungo alcuni tratti della linea del fronte, allo scopo di ridurre il rischio di incidenti armati e garantire corridoi più sicuri per le popolazioni locali. Parallelamente si discute la possibilità di istituire future zone economiche speciali, pensate per favorire la ricostruzione, l’arrivo di investimenti internazionali e la graduale ripresa delle attività produttive nelle aree più devastate dal conflitto.
Per Kiev, tuttavia, ogni riferimento a zone speciali o a una normalizzazione economica nelle aree sotto occupazione non può tradursi in una legittimazione dello status quo. Le autorità ucraine continuano a ribadire che l’obiettivo politico rimane il pieno ripristino dell’integrità territoriale, nel rispetto dei confini riconosciuti a livello internazionale, anche se il percorso per raggiungere questo risultato potrebbe prevedere fasi intermedie e soluzioni temporanee per fermare le ostilità.
Le discussioni su cessate il fuoco, linee di contatto e zone demilitarizzate si inseriscono inoltre in un quadro più ampio di garanzie di sicurezza, che coinvolge non solo Stati Uniti e Russia, ma anche altri partner occidentali. La possibilità di schierare osservatori o missioni civili e militari sotto egida internazionale è una delle ipotesi allo studio per monitorare il rispetto di un eventuale accordo e prevenire nuove escalation.
La questione Zaporizhzhia e i rischi per la sicurezza nucleare
Uno dei passaggi più controversi del negoziato riguarda il destino della centrale nucleare di Zaporizhzhia, il più grande impianto atomico d’Europa, situato in un’area attualmente occupata dalle forze russe. Zelensky ha definito «particolarmente problematico» il capitolo del piano che ipotizza una gestione a tre dell’impianto da parte di Ucraina, Stati Uniti e Russia. «Per l’Ucraina una gestione a tre con Stati Uniti e Russia appare molto inappropriata e non del tutto realistica», ha sottolineato, rimarcando le profonde riserve di Kiev su questo schema.
Per le autorità ucraine, la presenza di truppe e personale militare russo nei pressi della centrale rappresenta un fattore di rischio costante, sia dal punto di vista tecnico sia sul piano politico. I frequenti allarmi lanciati dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) e le segnalazioni di bombardamenti e interruzioni di corrente nell’area hanno rafforzato la convinzione di Kiev che l’unica soluzione realmente sicura passi attraverso il pieno ritorno del controllo ucraino sull’impianto e sulla zona circostante.
L’ipotesi di affidare la gestione a un meccanismo trilaterale, che coinvolgerebbe direttamente anche la Russia, viene percepita dal governo ucraino come una forma di co-amministrazione inaccettabile in un contesto di occupazione militare. A livello tecnico si valuta invece il rafforzamento del ruolo dell’Aiea e di eventuali strutture di supervisione internazionale, che possano intervenire in maniera neutrale per garantire il mantenimento degli standard di sicurezza nucleare e la tutela del personale impegnato sul sito.
La centrale di Zaporizhzhia è inoltre un tassello centrale nella strategia energetica del Paese: prima dell’invasione, l’impianto contribuiva in modo significativo alla produzione di energia elettrica. La sua situazione attuale, unita ai danni subiti da altre infrastrutture critiche, rende ancora più complessa la gestione della rete energetica ucraina, soprattutto nel periodo invernale, quando la domanda interna aumenta e le condizioni climatiche peggiorano.
Le attese su Mosca e il piano in 20 punti
Nella parte finale del suo intervento, Zelensky ha spiegato di attendersi già in giornata una risposta da Mosca all’ultima versione della proposta di accordo, messa a punto nel corso dei colloqui del fine settimana a Miami tra delegazioni di Washington e Kiev. «Riceveremo la risposta russa dopo che la parte americana avrà parlato con loro», ha affermato il presidente, precisando che gli Stati Uniti svolgono in questa fase un ruolo di mediazione essenziale nel dialogo indiretto tra le parti.
Il documento oggetto di confronto viene descritto come un piano in 20 punti, concepito per tracciare un possibile percorso verso la fine della guerra. Secondo quanto emerso, il testo includerebbe non solo le condizioni per un cessate il fuoco e la regolamentazione delle linee di contatto, ma anche riferimenti al rilascio dei prigionieri, alla tutela dei civili, alla protezione delle infrastrutture critiche e alla definizione di un quadro per la futura ricostruzione dell’Ucraina.
L’attesa per la reazione russa viene accompagnata da un clima di forte incertezza. Kiev insiste sul fatto che qualsiasi soluzione dovrà basarsi sul rispetto del diritto internazionale e sulla condanna dell’uso della forza per modificare i confini. Allo stesso tempo, la leadership ucraina non nasconde le difficoltà di mantenere uno sforzo bellico prolungato senza un sostegno pieno e continuativo dei partner occidentali, in particolare proprio degli Stati Uniti, chiamati a bilanciare esigenze interne e impegni internazionali.
In questo quadro, il periodo natalizio si annuncia ancora una volta segnato dall’assenza di prospettive concrete di pace per la popolazione ucraina, che continua a fare i conti con bombardamenti, black-out energetici e sfollamenti forzati. Il confronto sul piano di pace, con i suoi numerosi punti ancora da definire, appare quindi come un tentativo di costruire almeno una cornice negoziale, pur in un contesto in cui il consenso tra le parti resta distante e gli ostacoli politici e militari rimangono significativi.