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SOCIAL. Mentre il mondo si adatta a una nuova normalità dopo il periodo più acuto della pandemia, una nuova variante 2023 del virus Covid-19, denominata ‘Pirola’, sta attirando l’attenzione dei ricercatori e degli esperti in tutto il mondo. Ecco cosa sappiamo fino ad ora di questa nuova variante e i sintomi ai quali prestare attenzione. Intanto l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) la classifica come variante sotto monitoraggio.
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Covid, variante 2023: “Pirola”
Sebbene la pandemia da Covid-19 non sia più ufficialmente considerata come tale, il rischio e la sfida rappresentata dal virus non sono scomparsi. Le varianti del virus del 2023 continuano a circolare in tutto il mondo, richiedendo un costante monitoraggio e adattamento delle strategie sanitarie. Recentemente, una nuova variante denominata ‘Pirola’ è stata individuata in diverse parti del mondo, tra cui Regno Unito, Stati Uniti, Danimarca e Israele. L’OMS ha classificato questa nuova variante, identificata anche come Ba.2.86, come una variante sotto monitoraggio a causa delle numerose mutazioni rilevate sulla proteina Spike. Queste mutazioni sollevano interrogativi riguardo alla contagiosità e alla gravità della malattia causata dalla variante. Anche se al momento non è stato dimostrato che sia più contagiosa o pericolosa delle varianti precedenti, l’OMS rimane vigile e cautelativa nel suo approccio.
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Sintomi e precauzioni
Nonostante l’assenza di prove definitive sul comportamento della variante 2023 del Covid ‘Pirola’, è fondamentale rimanere vigili e consapevoli dei sintomi tipici del Covid-19. Tra i sintomi più comuni ci sono la febbre, la tosse secca, la perdita del gusto e dell’olfatto e difficoltà respiratorie. Tuttavia, l’evoluzione delle varianti potrebbe portare a nuove manifestazioni cliniche, motivo per cui è importante tenere d’occhio qualsiasi sintomo insolito. A fronte della comparsa di nuove varianti e delle sfide associate all’immunità nel tempo, la Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali ha emesso raccomandazioni per la vaccinazione autunnale. Questa raccomandazione è indirizzata in particolare agli anziani, alle persone fragili, alle donne in gravidanza e agli operatori sanitari. La vaccinazione di richiamo è essenziale per scongiurare l’insorgenza grave della malattia e per rafforzare l’immunità collettiva.
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«Ci troviamo pertanto di fronte a una situazione epidemiologica complessa, in quanto i soggetti ultrasessantenni e fragili hanno un’immunità ridotta dovuta al fatto che hanno eseguito l’ultimo richiamo vaccinale più di sei mesi fa. È auspicabile che la vaccinazione autunnale venga fatta con i diversi vaccini oggi disponibili, sia quelli a mRna che quelli proteici adiuvati» – fanno sapere dalla Simit tramite una nota. «Il richiamo dovrà essere fatto ad almeno tre mesi dall’ultima dose di vaccino o dalla diagnosi di infezione da virus Sars-CoV-2 ed, eccetto alcuni casi, sarà possibile anche la co-somministrazione dei nuovi vaccini aggiornati con altri vaccini (come quello antinfluenzale)»– si legge.