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Lutto enorme per l’Italia, la triste notizia poco fa

Il mondo della cultura italiana saluta una delle sue figure più incisive e controcorrente. Goffredo Fofi, morto all’età di 87 anni, lascia dietro di sé un’eredità culturale imponente e una scia di riflessioni che hanno attraversato oltre mezzo secolo di storia. Nato nel 1937 e cresciuto tra la Sicilia e la Campania, Fofi ha vissuto in prima persona i cambiamenti sociali e politici che hanno segnato l’Italia del dopoguerra, facendo della cultura uno strumento di lotta e consapevolezza.

Dagli anni Sessanta in poi è stato protagonista di un’intensa attività intellettuale, partecipando ai movimenti giovanili, promuovendo dibattiti pubblici, scrivendo per testate nazionali e fondando riviste come Lo Straniero e Gli Asini. La sua penna era tagliente, ironica, profondamente lucida. Non accettava compromessi: Fofi è stato un intellettuale militante, sempre dalla parte degli ultimi e contro ogni forma di potere culturale imposto.

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Il suo sguardo sulla società e sull’arte

Uno dei tratti distintivi di Goffredo Fofi era la capacità di leggere la cultura attraverso una lente sociale. Per lui, arte, letteratura, cinema e teatro erano strumenti per comprendere il mondo, non semplici esercizi estetici. Le sue analisi sul neorealismo italiano, su Pasolini, sulla letteratura meridionale, hanno cambiato il modo in cui l’intellettuale italiano si rapportava alla realtà. Non amava le accademie e non cercava consensi facili: le sue posizioni erano sempre frutto di una riflessione profonda e spesso controcorrente.

Fofi non ha mai smesso di interrogarsi sul ruolo dell’intellettuale nella società, sostenendo la necessità di un pensiero critico e autonomo. Ha parlato ai giovani, alle periferie, a chi non aveva voce, scegliendo di non chiudersi mai nelle stanze del potere. E in questo ha fatto scuola: non solo con i suoi libri e i suoi articoli, ma anche con il suo esempio quotidiano.

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