Totò, Pasolini e la riscoperta della cultura popolare
Tra i contributi più significativi di Fofi alla cultura italiana c’è la sua opera di rivalutazione della cultura popolare. Emblematico il suo lavoro su Totò, da lui descritto come un genio tragico e poetico, capace di raccontare l’Italia più profonda con il linguaggio dell’ironia. In un’epoca in cui la critica tendeva a relegare la comicità a genere minore, Fofi ha restituito dignità artistica a una figura centrale del nostro immaginario collettivo.
Lo stesso approccio lo ha applicato al cinema, al teatro e alla letteratura. Le sue letture di Pier Paolo Pasolini sono ancora oggi punto di riferimento per studiosi e appassionati. Fofi non separava mai l’artista dalla sua funzione sociale, convinto che la cultura dovesse parlare alle masse senza abbassare il livello del discorso.
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Un’eredità che continua a parlare
Con la sua morte, l’Italia perde non solo un critico raffinato ma una coscienza scomoda. I suoi scritti rimangono come una mappa per orientarsi in un mondo in cui il pensiero critico è spesso messo a tacere. Il suo rigore, la sua passione e la sua integrità restano un esempio per chi crede ancora che la cultura debba servire a capire, cambiare, costruire.
Fofi ha parlato al cuore del Paese e, anche da morto, continua a porre domande. Quelle domande che mettono a disagio, che fanno riflettere, che impediscono di accettare la realtà così com’è. In un’epoca di conformismo e algoritmi, la sua voce resta un faro. Anche adesso che non c’è più.