
Ultimo, dramma per due famiglie dopo il concerto: cos’è successo. Roma, una notte d’estate. Due famiglie ciociare decidono di regalarsi un’emozione: il concerto di Ultimo, uno di quegli eventi che non si dimenticano facilmente. La scalata del giovane cantautore romano lo ha portato in pochi anni a riempire stadi, a radunare folle immense, e quella sera la magia è esplosa ancora una volta sul palco. Nessuno, però, avrebbe potuto immaginare che dopo le luci, gli applausi e le canzoni, il buio avrebbe preso una piega ben più drammatica.
La storia inizia con un’esperienza condivisa, un viaggio verso Roma per seguire un artista amato da milioni. Si trasforma poi in una corsa contro il tempo, in una notte che ha rischiato di concludersi in tragedia.
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Concerto di Ultimo, una serata memorabile prima dell’incubo
Ultimo, nome d’arte di Niccolò Moriconi, continua a catalizzare l’attenzione di generazioni diverse, conquistando le platee con il suo stile diretto, emotivo e viscerale. Il suo concerto a Roma, lunedì scorso, ha registrato il tutto esaurito. Tra i presenti anche le due famiglie provenienti da Frosinone e Veroli, genitori e figli uniti dalla passione per la musica.
Dopo l’evento, riporta “Il Messaggero”, decidono di pernottare nella Capitale e scelgono l’hotel Raganelli, struttura a quattro stelle situata sulla via Aurelia. Vengono sistemati in tre camere al piano terra. Tutto sembra tranquillo, ma le ore successive si riveleranno un incubo a occhi aperti.
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Intossicazione da monossido: la fuga invisibile nell’hotel
Sono le 3 del mattino quando una bambina di cinque anni si sveglia in preda a nausea e vomito. Sviene, sbatte la testa. La madre si scuote, si sente anch’essa intorpidita.
«Sono stata svegliata dal pianto di mia figlia che si stava sentendo male. Siamo salvi grazie a questo»,
racconta una delle due mamme, ancora scossa. Il marito non risponde, immerso in un sonno profondo.
La donna capisce che qualcosa non va: esce nel corridoio, sente un forte odore, bussa alle porte degli altri familiari. Tutti avvertono malessere, debolezza. Chiama il 118, sul posto arriva un equipaggio. È un infermiere dell’Ares a intuire la gravità della situazione: il suo rilevatore di gas lampeggia e suona. È monossido di carbonio, il killer inodore. L’infermiere ordina l’evacuazione immediata. Circa cento ospiti vengono fatti uscire.
Nel frattempo sopraggiungono vigili del fuoco, polizia, altre ambulanze. L’albergo è messo in sicurezza dopo circa tre ore. Nove persone finiscono in ospedale, tra cui un soccorritore.
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