
Il sipario si chiude su una vera icona. Il mondo del cinema e del teatro è in lutto per la scomparsa del famoso attore: voce potente, scomoda e amatissima, capace di trasformare ogni scena in un atto di denuncia e poesia. La notizia della sua morte ha fatto il giro del mondo in poche ore, lasciando dietro di sé un’ondata di messaggi e un coro di “Sei stato un grande”.
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Mohammad Bakri è morto, l’attore ribelle che ha fatto storia
L’attore e regista palestinese, 72 anni, è morto in un ospedale di Nahariyya, nel nord di Israele, dopo una lunga battaglia contro una grave patologia cardiaca. Non era solo un interprete. Era un simbolo. Con la sua voce roca, lo sguardo intenso e quella presenza scenica che bucava lo schermo, Bakri ha raccontato le contraddizioni, il dolore e la dignità di un popolo, spesso andando a cozzare frontalmente contro le versioni ufficiali. Ogni suo lavoro era una piccola bomba culturale: qualcuno applaudiva, qualcuno si indignava, ma nessuno restava indifferente.
Palestinese con cittadinanza israeliana, il suo nome era sinonimo di ponte tra mondi in conflitto. Nei decenni, è riuscito nell’impresa che sembrava impossibile: ottenere stima e riconoscimento sia in Israele che nei Territori palestinesi. Amato, odiato, discusso, sempre al centro del dibattito pubblico, si è trasformato in un punto di riferimento artistico e politico che andava ben oltre il semplice concetto di “attore di talento”. Le sue opere hanno spesso scatenato tempeste. Proiezioni interrotte, polemiche roventi, censure, procedimenti giudiziari, editoriali infuocati. Ma ogni attacco non faceva che rafforzarne l’immagine di paladino della libertà di espressione, uno che non arretrava di un millimetro pur sapendo di pagare, sulla propria pelle, il prezzo delle sue scelte artistiche.

Chi era Mohammad Bakri
Nato il 27 novembre 1953 a Bi’ina, un piccolo villaggio della Galilea, Bakri parte da una realtà periferica, lontana dai riflettori. Eppure sogna in grande. Studia arte drammatica e letteratura araba all’Università di Tel Aviv, costruendo le basi di quella doppia anima – colta e popolare, militante e profondamente umana – che lo renderà unico sullo schermo e sul palco. La sua avventura teatrale inizia nel 1976. Da lì, una scalata costante: collaborazione con il Teatro nazionale Habimah, il Teatro di Haifa e il Teatro al-Kasaba di Ramallah. Le tavole del palcoscenico diventano il suo primo campo di battaglia: testi intensi, interpretazioni che spiazzano, ruoli scomodi. Insomma, niente da “attorino” di passaggio.
Negli anni Ottanta arriva la svolta cinematografica. Un film scelto per rappresentare Israele agli Oscar lo catapulta all’improvviso sotto i riflettori internazionali. Da lì in poi la sua carriera non si ferma più, e il suo volto entra ufficialmente nell’album delle star del cinema d’autore mediorientale. Quel ruolo apre la strada a una lunga serie di interpretazioni potenti, spesso legate a tematiche politiche e sociali esplosive. Solo a questo punto, per il grande pubblico, il nome Mohammad Bakri diventa una garanzia. In oltre quarant’anni di attività, partecipa a più di quaranta film, spaziando tra produzioni d’autore e titoli più noti al grande pubblico. Lavora con registi come Costa-Gavras, Amos Gitai, Michel Khleifi, Rashid Masharawi, Saverio Costanzo, Paolo e Vittorio Taviani e Annemarie Jacir: un curriculum da fare invidia a qualsiasi star internazionale.
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