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Mago Silvan rivela: “Ho rischiato di morire”, ecco cos’è successo

Personaggi tv. «Illusionista. Ma anche mago può andare. E la magia è una forma d’arte, che crea l’illusione della verità, dove l’impossibile diventa possibile», così Aldo Savoldello in arte Silvan, che per vezzo non ha mai voluto dichiarare la sua età, in un’intervista concessa al «Corriere della Sera». L’uomo ha ricordato gli esordi, ha ripercorso alcuni momenti salienti della sua carriera e ha svelato che una volta ha rischiato sul serio di morire. Tutto per colpa di un assistente…

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Mago Silvan rivela: “Ho rischiato di morire”, ecco cos’è successo

Da dove o da chi ha imparato tutto ciò che sa? «Sono autodidatta. Studiavo su vecchi testi di magia comprati alle bancarelle dell’usato nel sestiere di Cannaregio. Mi rifilavano volumi di occultismo, stregoneria, teosofia, esoterismo, leggevo tutto». E intanto scendiamo per una scala a chiocciola fino al suo “antro magico” in cui pochissimi sono ammessi. Sugli scaffali oltre tremila libri e preziosi incunaboli di magia, antichi tarocchi, un raro automa del 1830 che fa un gioco di prestigio, un teschio parlante», ha spiegato il Mago Silvan al «Corriere della Sera». A casa però non erano così entusiasti: «Chiuso a chiave nella mia stanzetta rifacevo esperimenti appresi sui libri antichi, recitando le formule magiche. Il mio amico, figlio del farmacista, mi procurava i componenti chimici per l’autocombustione. Una volta mi sono bruciato le sopracciglia, un’altra ho dato fuoco alla tovaglia. Tramutavo l’acqua in vino per i miei sei fratelli. “Sto fìo ze mato”, sospirava mamma. Per disperazione papà diede fuoco alla valigia in cui tenevo tutti i miei giochi. E mi portò dallo psichiatra Cappelletti a San Servolo, «l’isola dei matti». Feci un trucchetto pure a lui. Tagliai in due una cordicella, me la misi in bocca e la tirai fuori intera. Il professore restò a bocca aperta. “Come hai fatto caro?”. “Sono un mago”. “Mi sa che hai ragione”», ha svelato l’illusionista. (continua a leggere dopo le foto)

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È appassionato di magia sin da bambino

È diventato poi un lavoro oltre che una passione: «A 18 anni vinsi Primo applauso, un programma della Rai presentato da Enzo Tortora e Silvana Pampanini. In gara con me c’erano Adriano Celentano e Peppino Di Capri, in giuria Carlo Dapporto e Vittorio De Sica. Presi tutti dieci sulle palette. Allora mi presentavo come Saghibù, dalle iniziali di Savoldello, Ghigi, grande ipnotizzatore, e Bustelli, famoso mago. La Pampanini mi consigliò di cambiarlo. “Troppo esoterico. Chiamati come me, ma senza la a: Silvan”. E così mi hanno conosciuto in tutto il mondo, a parte in Germania dove divento Zilvan». Il popolare mago ha svelato che la sua forza è nelle mani, che ha addirittura assicurato per 500 milioni di lire. (continua a leggere dopo le foto)

Il Mago Silvan: “Sono schedato dall’Interpol, non posso giocare a carte al casinò”

Si allena molto il mago Silvan: «Due ore ogni sera, davanti alla tv. Da ragazzo anche cinque, perché manipolavo le palle da biliardo o 16 sigarette accese. Prendo un foglio di carta, lo appallottolo, lo rilascio, ricomincio. E attacco dei pesetti alle dita — quelli di ottone della vecchia bilancia di mia madre — poi le alzo e le abbasso, a ripetizione». Non usa unguenti miracolosi, porta però sempre i guanti. E per non incappare in inutili rischi e salvaguardare le sue mani, il prestigiatore ha svelato tutte le cose che non ha potuto mai fare: «Sciare, andare a cavallo, affettare le verdure, ma tanto non so cucinare manco due uova. E non posso giocare a carte al casinò, sono schedato dall’Interpol. Solo dadi e roulette. Ho giocato un anno a Las Vegas, osservando la spinta che il croupier dava alla ruota, riuscivo a prevedere dove si sarebbe fermata la pallina. Vincevo». (continua a leggere dopo le foto)

Il Mago Silvan racconta quella volta in cui stava per morire

Un vero mago non svela mai i suoi trucchi, eppure in alcuni occasioni a Silvan è successo: «Al teatro Sistina, per uno show con Ornella Vanoni, facevo apparire sei colombe bianche che tenevo qui in giardino. Arrivò la protezione animali, convinta che le schiacciassi, dovetti spiegare come facevo. O quando, nel 1982, mi esibii a Versailles per i sette Grandi della Terra: c’erano Ronald Reagan — a cui indovinai quanti soldi aveva in tasca — Margaret Thatcher, Helmut Schmidt, François Mitterrand, Giovanni Spadolini. La sicurezza fu inflessibile, smontarono tutti i miei marchingegni, pezzo a pezzo, svitarono anche le gambe dei tavolini». Qualche volta il numero è andato anche storto: «Eseguivo il numero della donna tagliata in tre pezzi. La ragazza si mosse, la graffiai con la lama e lei quasi svenne. Mi fermai subito». Poi il retroscena choc mai svelato, ha rischiato di morire: «Ero chiuso nel baule, ma l’assistente perse la chiave che avrebbe dovuto tenere in tasca. Dovettero chiamare un fabbro a liberarmi, stavo soffocando, me la sono vista brutta».

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