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Incidente ferroviario di Brandizzo, indagati sotto choc: le parole di Antonio

Cinque operai che stavano lavorando sui binari sono morti a Brandizzo travolti da un treno fuori servizio in transito che viaggiava da Alessandria in direzione di Torino. La procura di Ivrea ha iscritto nel registro degli indagati entrambi i superstiti dell’incidente ferroviario. Si tratta di Antonio Massa, 46enne di Grugliasco, dipendente di Rfi, e di Andrea Girardin Gibin, 52enne, caposquadra della Sigifer. Entrambi sono sotto choc per l’accaduto. (Continua dopo le foto)

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Brandizzo, chi sono i due indagati

Alla base dell’incidente ferroviario di Brandizzo, ci sarebbe un errore di comunicazione. I due indagati con l’accusa di omicidio plurimo e di disastro ferroviario sarebbero i due superstiti. Uno è l’addetto che per conto di Rfi affiancava la squadra di operai e che aveva l’incarico di comunicare il nulla osta o meno ai lavori e l’altro è il capo del cantiere della ditta incaricata di eseguire i lavori. Per la Procura sarebbero emerse gravi violazioni della procedura di sicurezza. (Continua dopo le foto)

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Brandizzo, Antonio Massa indagato: è sotto choc dopo l’incidente

Antonio Massa sta affrontando un dolore immenso per la morte dei cinque operai a Brandizzo. La Procura sta indagando per costruire la dinamica della vicenda e capire chi sia il responsabile dell’errore che è costato la vita a cinque persone. Si vocifera che potrebbe aver ricevuto informazioni errate, causando l’incomprensione fatale. Massa al momento, non riesce a elaborare l’idea di aver potuto commettere un errore che ha portato ad un evento così tragico. I suoi colleghi lo descrivono come una persona scrupolosa con 20 anni di carriera alle spalle. (Continua dopo le foto)

“Ho schiantato cinque vite, penso solo a quei ragazzi”, ha affermato Antonio Massa, divorato dai sensi di colpa, durante l’interrogatorio. Massa aveva dato il permesso verbale ai cinque operai della Sigifer di iniziare i lavori, credendo che il treno, che poi li ha investiti, fosse già transitato. Tuttavia, non aveva alcuna autorizzazione scritta, né dal capo della sicurezza della ditta, né dalla sala comando della “Movimentazione” di Rfi. La Procura quindi ha deciso di registrarlo tra gli indagati: si pensa che conoscesse i rischi ma che li avrebbe comunque accettati. I colleghi di Massa lo difendono e alcuni pensano che potrebbe aver ricevuto informazioni sbagliate o che potrebbe aver confuso un altro treno con quello fatale.

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