Social. Caso Yara Gambirasio, pm indagata: le parole del Procuratore di Bergamo. La giovane Yara Gambirasio scomparve nel nulla il 26 novembre del 2010 e il suo corpo senza vita fu ritrovato in un campo di Brembate nel febbraio del 2011. Il relativo procedimento giudiziario si è concluso il 12 ottobre 2018 con la condanna definitiva all’ergastolo di Massimo Giuseppe Bossetti, muratore di Mapello, il cui movente sarebbe stato un’aggressione sessuale. Ora però, con la Pm del caso indagata, le cose potrebbero prendere una piega diversa. Vediamo nel dettaglio che cosa potrebbe accadere. (Continua a leggere dopo la foto)
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Caso Yara Gambirasio, pm indagata: le parole del Procuratore di Bergamo
Continua a far discutere la decisione di indagare la pm del caso Yara Gambirasio. La richiesta è stata inoltrata al Gip di Venezia su impulso dei legali di Massimo Bossetti. Questi hanno infatti presentato un esposto contro Letizia Ruggeri. La Pm, nel 2019, ha disposto il trasferimento dall’ospedale San Raffaele di Milano all’Ufficio Corpi di reato di Bergamo delle 54 provette di DNA trovato sui vestiti e sul corpo di Yara. Secondo gli avvocati di Bossetti quelle prove potrebbero essere state deteriorate dalla presunta interruzione della catena del freddo, dato che il trasferimento è avvenuto nel tempo di 12 giorni. Dal canto suo, Letizia Ruggeri non ha rilasciato interviste in merito alla possibilità di essere indagata. A sua difesa è intervenuto il procuratore di Bergamo Antonio Chiappani. Vediamo cosa ha dichiarato al Corriere della Sera. (Continua a leggere dopo la foto)
Le parole del Procuratore di Bergamo Antonio Chiappani
Al Corriere della Sera, il Procuratore di Bergamo Antonio Chiappani ha dichiarato: “Non riesco a capire che incidenza possano avere le 54 provette di materiale biologico residuo ma già ampiamente analizzato e consumato, a fronte di tre sentenze che hanno confermato la colpevolezza di Bossetti. E, in particolare, con le analisi del RIS di Parma avvalorate dai consulenti, utilizzando anche kit diversi, che hanno comprovato la presenza fino a 28 marcatori del Dna di Ignoto 1 sugli indumenti intimi di Yara. Ventotto quando, nel 2012, ne bastavano 21. La comparazione dei due Dna non è stata messa in discussione. Faccio queste precisazioni per dire che non vi era alcun interesse della Procura a nascondere le provette, già ampiamente analizzate oggetto di plurime udienze in Corte d’assise. Mi chiedo quale norma imponga il mantenimento dei reperti di indagine all’infinito, dopo il passaggio in giudicato di una sentenza”.
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