Il mondo del cinema italiano è in lutto per la scomparsa del grande regista napoletano “maestro” della scuola dei registi partenopei. Ecco come è stato ricordato il cineasta. (Continua a leggere dopo la foto…)
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Il mondo del cinema in lutto
È scomparso ieri, 21 luglio 2024, a Roma, all’età di 76 anni il noto regista, scrittore e critico cinematografico napoletano. Nato a Pomigliano d’Arco il 4 gennaio 1948, era cresciuto nel capoluogo campano dei primi anni ’70 in un contesto vibrante dal punto di vista culturale. Questo periodo era caratterizzato da un rinnovamento musicale, dall’eredità teatrale della scuola di De Filippo, e da un desiderio di innovazione che sfiorava ogni campo artistico. In questo panorama è emerso il grande talento del regista ora scomparso. Ora, c’è spazio per commemorare il suo grande contributo al mondo del cinema. Le sue opere hanno infatti avuto una grande influenza sulla cosiddetta scuola di altri registi napoletani che include nomi tra cui Paolo Sorrentino e Mario Martone.
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Scomparso il grande regista: la carriera e la personalità
Dal carattere schivo e riservato, Salvatore Piscicelli è ricordato per la sua passione nell’ambito cinematografico che lo ha portato ad osservare il lavoro degli altri, forte della sua formazione giovanile come critico. Piscitelli ha però voluto andare oltre a questo ruolo sperimentando a sua volta alla ricerca di un linguaggio proprio.
La carriera di regista di Salvatore Piscicelli inizia nel 1976 con il documentario “La canzone di Zeza”, ma è il suo primo lungometraggio di finzione, “Immacolata e Concetta” (1979) con Ida Di Benedetto, a renderlo un autore di culto. Due anni dopo, uno dei suoi film più celebri e apprezzati, “Le occasioni di Rosa”, ambientato a Secondigliano dopo il terremoto dell’Irpinia, viene presentato in concorso alla Mostra di Venezia. La sua terza regia arriva nel 1985 con il musical “Blues Metropolitano”. Il suo ultimo film è del 2019, “Vita segreta di Maria Capasso”. Il regista si è cimentato anche nella scrittura: nei suoi romanzi, Piscicelli ha continuato a sperimentare nuovi linguaggi, forme di racconto e espedienti narrativi e formali, come in “Quartetto” e “Alla fine della notte”.
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