Il temutissimo Covid-19 potrebbe arrivare presto anche in Parlamento. La variante Omicron, infatti, è in rapida diffusione nel nostro paese. Il picco è atteso per gennaio e potrebbe colpire anche alcuni esponenti politici. Per gennaio, inoltre, sono attesi importanti incontri al Parlamento. Cosa succederebbe se alcuni politici dovessero contrarre il virus? (Continua dopo la foto…)
Il Covid in Parlamento
Il Coronavirus presto potrebbe mettere a rischio anche il Parlamento. La variante Omicron si sta diffondendo a macchia d’olio nel nostro paese. I contagi sono alle stelle e aumentano anche i ricoveri. Il governo spinge sulla terza dose del vaccino anti-Covid, ma potrebbe non bastare.
Il picco dei contagi è previsto per gennaio 2022. In quell’occasione sono attesi eventi molto importanti in Parlamento. Cosa succederebbe se alcuni politici dovessero contrarre il Covid-19? Il rischio è molto alto. (Continua dopo la foto…)
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L’allarme
Il Covid-19 potrebbe arrivare anche in Parlamento a gennaio con il picco dei contagi, mettendo a rischio le elezioni per il prossimo Capo dello Stato. Il rischio è che le possibili assenze causate dal virus potrebbero far scendere il quorum necessario per l’elezione. Il questore della Camera Giorgio Fontana ha spiegato: “È difficile fare previsioni rispetto a una cosa che nemmeno professori e scienziati riescono a fare. Cercheremo di gestire la situazione come abbiamo sempre fatto. Anche durante il lockdown e in zona rossa la Camera non si è mai fermata e non è mai stata chiusa. Faremo in modo che sia garantita la piena funzionalità dell’istituzione”.
Nel frattempo, il deputato del Pd e costituzionalista Stefano Ceccanti propone il voto a distanza: “Non capisco perché, vista l’evoluzione dell’emergenza virus, invece di ammassare più di 1000 persone nell’Aula di Montecitorio che in questo caso è solo seggio elettorale, e quindi senza problemi di dibattiti, ecc. non si possa far votare noi deputati con un pc, spalmati dentro varie sedi della Camera (per carità, tutti nel Palazzo), i senatori suddivisi in analoghe sedi dentro Palazzo Madama e i delegati regionali dal rispettivo Consiglio. Andrebbe deciso, ma lo so che non si farà”.