Social. Delitto di Avetrana, le parole di Roberta Petrelluzzi sul caso. Il 26 agosto 2010 intorno alle 14:30 Sarah Scazzi lasciava la sua abitazione per raggiungere la cugina Sabrina a casa degli zii, distante poche centinaia di metri, e per andare al mare con lei. La ragazza non avrebbe però più fatto ritorno. Il delitto di Avetrana è uno dei casi di omicidio che ha avuto più rilievo mediatico nella storia della cronaca nera italiana. Ancora oggi ci si interroga sui vari quesiti rimasti in parte senza risposte. Ecco cosa ne pensa Roberta Petrelluzzi, conduttrice televisiva e volto noto di Un giorno in pretura. (Continua a leggere dopo la foto)
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Delitto di Avetrana, le parole di Roberta Petrelluzzi sul caso
Il 28 Novembre 2022 è uscito il libro “Il delitto di Avetrana. Perché Sabrina Misseri e Cosima Serrano sono innocenti”, a cura di Rino Casazza. All’interno del romanzo ci sono delle interviste esclusive all’avvocato Nicola Marseglia, Roberta Petrelluzzi, Cristiano Barbarossa e Fulvio Benelli. Dalla prefazione del Professor Franco Coppi si legge: “Continuo ancora ad esercitare la professione di avvocato, ma dopo l’esito del processo “celebrato” nei confronti di Sabrina Misseri, da me difesa insieme al valoroso e generoso collega Nicola Marseglia, e della sua anziana madre Cosima, ho sentito assai forte la tentazione di abbandonare tutto ciò che fino a quel momento aveva costituito, con l’Università, la ragione della mia vita”. Che dire? In molti sostengono che le due donne siano innocente e che molto probabilmente qualche elemento chiave sia sfuggito durante le indagini. Su tutta questa storia è intervenuta anche Roberta Petrelluzzi, conduttrice televisiva e volto noto di Un giorno in pretura. (Continua a leggere dopo la foto)
Le parole della giornalista
Roberta Petrelluzzi, celebre giornalista di Un giorno in pretura, come riportato da Fronte del Blog.it, ha dichiarato: “Io ho ascoltato questo processo come ascolto tutti: assolutamente indipendente e scevra da ogni pregiudizio. Che cosa mi ha spinto a dire qui c’è qualcosa che non va? L’andamento del processo. Ci sono state talmente tante testimonianze così non chiare, così costruite, così fatte più di ricordi e pettegolezzi che di fatti reali, che mi hanno portato a dire questo è il primo processo molto mediatico in cui si constata con mano come la mediaticità di un caso può nuocere alla verità e alla giustizia. Una ragazza di diciotto/venti anni è stata condannata all’ergastolo che nemmeno Totò Riina. Non c’è proporzione tra la pena e i fatti, non si riesce a capire perché, se non un accanimento e convincimento che “io ho ragione, e quando io decido che ho ragione della mia ragione faccio quello che mi pare”.
Poi su Sabrina Misseri ha aggiunto: “Mi ha così turbato vedere una giovinetta rovinata per sempre da un circo mediatico che era stato costruito, che mi ritengo indignata. Io ho un unico obiettivo: vedere che queste due persone siano liberate da dove stanno e mi chiedo che cosa si possa fare per questo, perché qualsiasi cosa si possa fare io sono disposta a farlo”.
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