
Nelle pieghe meno illuminate del calcio provinciale piemontese accade raramente di leggere di figure che, pur lontane dai riflettori, diventano pilastri invisibili di spogliatoi, allenamenti e affanni di stagione. Recentemente, il mondo degli sport dilettantistici e locali ha perso una di queste presenze: un esperto della cura atletica e umana che ha accompagnato generazioni di calciatori lungo i campionati regionali e nazionali. Per anni ha lavorato con dedizione instancabile, intrecciando la sua esperienza professionale con le storie di club come Quattordio, Felizzano e altre realtà della provincia, per poi varcare la soglia del professionismo in uno dei club storici del calcio italiano prima di far ritorno alle radici.

Lutto nel calcio piemontese: il cordoglio delle squadre
In molte società dilettantistiche il nome di questo operatore sanitario veniva pronunciato con rispetto, non solo per la sua lunga carriera, ma per il modo in cui sapeva instaurare relazioni profonde con gli atleti, agendo spesso da confidente oltre che da professionista. Il suo lavoro, fatto di mattinate passate negli spogliatoi e pomeriggi di riabilitazione, non compariva nei tabellini ma era percepito da chiunque avesse mai “sentito i muscoli tirare” prima di una partita decisiva.

Il ruolo chiave nel calcio provinciale
Nel panorama delle squadre minori dell’Alessandrino e delle zone limitrofe, l’operatore sanitario era noto per essere il primo ad arrivare e l’ultimo ad andarsene negli impianti di Quattordio e Felizzano, realtà dove ha costruito le basi della sua reputazione. Prima di compiere il salto verso palcoscenici più ampi, aveva dedicato anni al servizio di queste società, guadagnandosi la stima non solo per le competenze tecniche ma anche per la capacità di creare coesione tra i giocatori.
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