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Filippo Turetta risponde al gip: cosa ha rivelato nell’interrogatorio lungo 9 ore

Filippo Turetta, interrogatorio durato nove ore: ha confessato tutto – Dall’autopsia di Giulia Cecchettin emergono le prime verità: la ragazza è morta per le coltellate inferte da Filippo Turetta che le hanno provocato uno shock emorragico. La giovane che sognava di diventare illustratrice si è spenta poco prima della mezzanotte dell’11 novembre nella seconda fase dell’aggressione, tra le strade della zona industriale di Fossò, tra Padova e Venezia. Intanto il killer di 22 anni è stato a lungo interrogato nel carcere di Verona. Lacrime, silenzi e continui “non ricordo” hanno caratterizzato il colloquio di Turetta con il gip. (continua a leggere dopo le foto)

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Filippo Turetta risponde al gip: cosa ha rivelato nell’interrogatorio lungo 9 ore

Filippo Turetta, in carcere per aver ucciso la sua ex fidanzata Giulia Cecchettin, si è sottoposto ad un interrogatorio fiume durato circa nove ore. Il giovane, reo confesso dopo la fuga e l’arresto in Germania, nella giornata di ieri è stato raggiunto nel carcere di Verona dal pm di Venezia Andrea Petroni, titolare del fascicolo di indagine. (continua a leggere dopo le foto)

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Filippo Turetta, interrogatorio di 9 ore: la ricostruzione del delitto di Giulia Cecchettin

Durante il primo colloquio con i magistrati, Filippo Turetta aveva reso solo dichiarazioni spontanee, confessando il delitto di Giulia Cecchettin e ribadendo quanto aveva già affermato davanti agli agenti della polizia tedesca dopo l’arresto. “Sono affranto per la tragedia che ho causato. Non voglio sottrarmi alle mie responsabilità. Voglio pagare quello che sarà giusto per aver ucciso la mia ex fidanzata”, aveva detto poi il giovane arrivato in Italia. (continua a leggere dopo le foto)

“Ho perso la testa, mi è scattato qualcosa”

Secondo quanto riferisce l’«Ansa»Turetta avrebbe sostenuto di aver avuto la mente offuscata, una sorta di black out, quando ha capito che Giulia Cecchettin era decisa a chiudere i ponti con lui. Turetta in carcere a Verona si è trovato davanti il pm di Venezia Andrea Petroni, che gli ha contestato tutte le prove raccolte, tra cui i due coltelli trovati e quel nastro adesivo, comprato on line qualche giorno prima e che lui avrebbe usato per chiudere la bocca e legare le mani alla ragazza. La prima aggressione è avvenuta nel parcheggio a Vigonovo, a meno di 200 metri da casa di lei, al ritorno. “Ho perso la testa, mi è scattato qualcosa”, avrebbe ripetuto Turetta in carcere. Nell’interrogatorio fiume, andato avanti dalle 11 fino alle 20, Turetta ha dovuto ricostruire passo passo tutto ciò che è avvenuto quella sera, ma anche nei giorni precedenti e nella settimana di fuga fino in Germania.

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