Un déjà vu dalla semifinale contro Djokovic
Non è la prima volta che Sinner si trova a combattere non solo contro il suo avversario, ma anche contro una parte del pubblico. Era già accaduto durante la semifinale contro Novak Djokovic, quando l’italiano si era ritrovato a fronteggiare una platea spaccata, dove il nome del serbo veniva urlato a gran voce: “Novak, Novak, Novak!”, con solo qualche timido incoraggiamento per l’italiano: “Allez Jannik, vai Jannik!”.
Anche in quell’occasione la giudice aveva dovuto intervenire per ristabilire il silenzio, ma a quanto pare l’equilibrio tra sportività e tifo sfegatato al Roland Garros è sempre più difficile da mantenere.
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Il nervosismo in campo e l’applauso al fair play
Nonostante la tensione creata sugli spalti, Sinner ha mantenuto un atteggiamento impeccabile. Nessun gesto plateale, nessuna polemica: solo concentrazione e rispetto. Ma il nervosismo era tangibile. Ogni fischio, ogni disturbo durante il servizio, rischiava di pesare sul piano mentale, soprattutto in una finale che già di per sé richiede nervi d’acciaio.
Il tennis, si sa, è uno sport dove il silenzio durante gli scambi non è una semplice regola di stile: è una necessità tecnica e mentale. Quando questa viene meno, l’equilibrio si spezza, e il rischio è quello di vedere le emozioni trasformarsi in fastidio.