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Garlasco, i vocali di Paola Cappa diffusi da “Le Iene”: cosa dicono

Garlasco, i vocali di Paola Cappa diffusi da "Le Iene": cosa dicono

Garlasco, i vocali di Paola Cappa diffusi da “Le Iene”: cosa dicono. “Guarda io non ho mai aperto bocca, però arriverà il giorno che la apro”. Il tono di quel vocale è netto, inquietante, impossibile da ignorare. A pronunciarlo è Paola Cappa, cugina di Chiara Poggi, la ragazza uccisa nella villetta di Garlasco il 13 agosto 2007. Sono parole che arrivano dritte da uno degli omicidi più controversi e discussi degli ultimi vent’anni. E il contesto in cui riemergono oggi è ancora più intricato: le ha diffuse la trasmissione “Le Iene”, insieme ad altri messaggi vocali e testuali, inediti, trasmessi durante la puntata del 20 maggio. Ma dietro queste dichiarazioni si cela un nuovo nodo che riapre ferite mai sanate.

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Omicidio Garlasco: nuovi audio da Paola Cappa scuotono il caso

Il vocale incriminato è stato inviato da Paola Cappa a Francesco Chiesa Soprani, suo ex amico, che ha consegnato alla redazione di Mediaset centinaia di messaggi e registrazioni. I due si erano conosciuti per motivi lavorativi anni dopo il delitto, poi si erano persi di vista. È stato solo poco prima della riapertura delle indagini e dell’iscrizione di Andrea Sempio nel registro degli indagati che i due hanno ripreso i contatti.

Tuttavia, secondo quanto ricostruito, la relazione si è incrinata bruscamente. Chiesa Soprani si sarebbe offerto di accompagnare Paola in Procura, ma lei avrebbe rifiutato con veemenza. Nei messaggi, Cappa accusa l’ex amico di voler sfruttare mediaticamente la vicenda e arriva a minacciarlo: “Giuro su Dio che ti farò piangere fino all’ultima lacrima”.

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Andrea Sempio e la frase su Stasi: cosa dice davvero Paola Cappa

Molti si erano affrettati a parlare di una frase shock che Paola avrebbe inviato a Chiesa Soprani: “Mi sa che abbiamo incastrato Stasi”. Ma secondo quanto riportato da Le Iene, questa frase non compare né per iscritto né nei vocali diffusi. Al contrario, quello che emerge è un passaggio più articolato: “Carabinieri, Polizia, detective avevano chiesto a mia sorella Stefania di aiutarli a incastrare Stasi”, afferma Paola. Un dettaglio che sposta completamente il contesto.

Il riferimento è al famoso incontro incrociato avvenuto quattro giorni dopo il delitto, in caserma, tra Alberto Stasi e Stefania, sorella gemella di Paola. Un confronto organizzato per verificare le versioni di Stasi, all’epoca fidanzato della vittima. Secondo Paola, quella richiesta proveniva dagli inquirenti e serviva a “capire cosa avrebbe detto Stasi”.

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