
A quasi diciotto anni dall’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco, la vicenda giudiziaria continua a essere oggetto di approfondimenti e nuove indagini. Recenti sviluppi hanno riportato all’attenzione pubblica un elemento rimasto finora ai margini: un profilo genetico mai inserito formalmente negli atti processuali.
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Il “Dna fantasma” nei primi giorni delle indagini
Secondo quanto ricostruito dalla giornalista Rita Cavallaro, che segue da tempo il caso, nelle prime fasi dell’inchiesta era stato menzionato, su testate nazionali e locali, un codice genetico isolato dal sudore rinvenuto sulle impronte insanguinate lasciate dall’aggressore sul pigiama della vittima. Come riportato da alcuni articoli del settembre 2007, «Sul tessuto è rimasta impressa un’impronta mentre, mischiato alla sostanza ematica, c’era il sudore del killer, che è stato possibile isolare, risalendo al suo Dna».

Sviluppi rimasti in ombra: la traccia palmare e le indagini successive
Questa informazione, rimasta a lungo in secondo piano, è tornata rilevante con l’apertura della nuova inchiesta. Come osservato da Cavallaro, le nuove analisi hanno confermato la presenza della cosiddetta impronta palmare insanguinata dell’aggressore. Tale traccia sarebbe sopravvissuta anche dopo lo spostamento del corpo, come documentato dalle fotografie conservate dalla procura generale di Milano e presentate durante il processo di appello bis.
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