
Da tempo l’australiano Nick Kyrgios non perde occasione per lanciare stoccate a Jannik Sinner, anche dopo il trionfo a Wimbledon. Frecciatine, allusioni e commenti velenosi hanno alimentato per mesi il mistero: cosa si cela dietro tutta questa ostilità? Ora, finalmente, lo ha detto chiaramente. E le sue parole stanno facendo rumore, perché il tennista di Canberra tira in ballo temi delicatissimi, altri italiani coinvolti e una profonda frustrazione personale.
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Il caso Clostebol e una rabbia che viene da lontano
Durante un’intervista al UTS Talk Show con Patrick Mouratoglou, Kyrgios ha spiegato il perché del suo rancore nei confronti di Sinner. Tutto partirebbe da una questione di principio legata al caso Clostebol che aveva coinvolto Sinner, poi archiviato per contaminazione accidentale e ritenuto regolare dai protocolli anti-doping.
Kyrgios, però, non ci sta. “Ho avuto tanti infortuni. Gioco da quando ho sette anni. Ho dedicato tutta la mia vita al tennis”, ha raccontato. “Ho sempre fatto tutto nel modo giusto. Quando vinco una partita, so che è solo per merito mio. Quindi ero arrabbiato, frustrato”.
Le sue parole rivelano una delusione personale che va ben oltre Sinner: si sente come se il sistema avesse riservato a lui regole più severe, mentre ad altri – proprio come Sinner – sarebbe stata concessa una maggiore indulgenza.
“Non ho fatto certe cose perché non erano corrette”
Nick insiste su un punto chiave. Dice che avrebbe potuto percorrere scorciatoie durante i suoi lunghi periodi di stop: “Ci sono state tante cose che avrei potuto fare per sistemare il mio polso o il ginocchio… ma non le ho fatte, perché non erano corrette”.
Un’affermazione che pesa come un’accusa, anche se non detta apertamente, verso chi – a suo avviso – potrebbe aver scelto strade diverse. Kyrgios cerca di tracciare un confine netto tra la sua integrità sportiva e un sistema che, secondo lui, premia i favoriti.
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