
Nuove rivelazioni sconvolgenti emergono dalla super perizia di 240 pagine sulla morte di Liliana Resinovich, scomparsa il 14 dicembre 2021 e ritrovata cadavere il 5 gennaio 2022 nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste. L’analisi, condotta da un team di esperti coordinati dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo, ha chiarito quando e come è morta Liliana, smentendo definitivamente l’ipotesi del suicidio. Inoltre, sono stati individuati 15 reperti tra capelli e peli, che potrebbero rivelare l’identità dell’assassino.
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Trovate sue tracce nelle buste
Sul corpo, sugli abiti e sui sacchi di plastica in cui era avvolto il cadavere, i periti hanno isolato 15 tracce pilifere che potrebbero appartenere a una terza persona coinvolta nell’omicidio. La Procura ha già accolto la richiesta di approfondire le analisi, utilizzando tecnologie avanzate di sequenziamento ultramassivo (Next Generation Sequencing), che permettono di ridurre drasticamente i tempi e i costi delle analisi genetiche.
Gli esperti suggeriscono di estendere lo stesso metodo anche a tracce di DNA già repertate in precedenza, come quelle trovate:
• Sul cordino intorno al sacco avvolto alla testa di Liliana
• Sui sacchi neri che coprivano il corpo
• Su una bottiglietta rinvenuta vicino al cadavere
• Sulle due formazioni pilifere individuate inizialmente dalla Scientifica
L’obiettivo è identificare il profilo genetico di chi potrebbe aver avuto un ruolo nella morte di Liliana Resinovich.
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