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Lutto nella musica italiana: ha lavorato con Vasco e i più grandi

Celso Valli e Vasco Rossi

La notizia si è diffusa con la rapidità delle cose che toccano il cuore: questa mattina, 28 luglio, il mondo della musica italiana ha detto addio a uno dei suoi architetti più discreti e determinanti. Il primo a rompere il silenzio è stato Eros Ramazzotti, affidando a una storia Instagram un messaggio semplice e affilato come un ricordo intimo: “Mi mancherai maestro”. Poco dopo sono arrivati altri omaggi: Francesco Renga, Marco Borsatti. Tutti con lo stesso tono: dolore sincero, ma anche gratitudine profonda. Una figura rimasta spesso dietro le quinte, eppure centrale nel costruire l’identità sonora di intere generazioni.

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Celso Valli  con Ramazzotti e Ultimo

Addio al maestro della musica italiana

Le reazioni arrivate dai colleghi raccontano molto più di un semplice cordoglio. “Maestro… amico, buon viaggio. Mancherai, non solo a me… la Musica ti piange”, ha scritto Renga. Un sentimento condiviso anche da Marco Borsatti, storico sound engineer: “Non ci sono parole. Ciao ‘capo’”. In queste poche righe si condensa il peso umano e professionale di un protagonista silenzioso, che con la sua competenza ha tracciato un solco profondissimo nella produzione musicale italiana.

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Celso Valli , addio al produttore

La carriera di un produttore visionario

Nato a Bologna il 14 maggio del 1950, si era formato al Conservatorio Giovanni Battista Martini, sotto la guida di Ettore Ballotta, entrando giovanissimo in un mondo che non avrebbe più lasciato. I primi passi li muove con i Ping Pong, gruppo di rock progressivo che si fece notare con “Caro Guida”, scritto da Roberto Vecchioni. Ma è solo l’inizio: dopo aver prodotto “Ricominciamo” di Adriano Pappalardo nel 1978, arriva il sodalizio con Mina, con cui realizza tre album, a partire dalla sigla del quiz “Lascia o raddoppia?”.

Negli anni ’80, il suo nome diventa garanzia di successo: è dietro a brani che hanno segnato un’epoca, come “Self Control” di Raf, “051/222525” di Fabio Concato, “Ti sento” dei Matia Bazar, “Quello che le donne non dicono” di Fiorella Mannoia. La lista continua con Ivan Graziani, Miguel Bosé, Gianni Morandi, Marcella Bella. Ogni canzone, un tassello in un mosaico che definisce la storia della canzone italiana contemporanea.

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