Bufera per il selfie
Il fenomeno dei selfie con i defunti non è nuovo, ma la sua diffusione in contesti così sacri e solenni solleva interrogativi profondi sulla nostra umanità. Cosa ci spinge a immortalare momenti di dolore e lutto? È una ricerca di notorietà o un modo per affrontare la nostra mortalità? Queste domande meritano una riflessione seria e collettiva.
In un mondo sempre più dominato dai social media, dove ogni momento è potenzialmente un contenuto da condividere, dobbiamo chiederci quali siano i limiti del buon gusto e del rispetto. La morte, in particolare, dovrebbe essere trattata con il massimo rispetto e dignità. È necessario un ritorno a un’etica che valorizzi il rispetto per i defunti e per i vivi. (Continua…)

Italiani su tutte le furie
Questo evento segna un punto critico nella nostra decadenza culturale. Le persone si scattano foto accanto a una figura di tale importanza come se fosse una celebrità da esibire sui social media. Il Pontefice, ridotto a sfondo per le storie di Instagram, è diventato l’ultimo trofeo di una società affamata di visibilità. È una manifestazione grottesca di un’umanità che ha perso ogni senso del limite e della sacralità.
Chi si scatta un selfie in questo contesto non è solo fuori luogo: è complice di un abominio morale. Questa non è semplicemente maleducazione o superficialità, ma un sintomo profondo di una civiltà ossessionata dalla propria immagine, che esiste solo attraverso lo sguardo degli altri. Anche se ciò significa, letteralmente, danzare sopra una bara.
Il Papa, se fosse stato in vita, avrebbe perdonato tale comportamento, come impone il suo dovere. Tuttavia, noi possiamo permetterci un gesto di disprezzo verso tali azioni. Alcuni comportamenti non meritano spiegazioni, ma solo una ferma condanna. È essenziale riflettere su come la nostra società si è evoluta fino a questo punto e cosa possiamo fare per invertire questa tendenza.
La nostra società ha bisogno di riscoprire il valore del silenzio e della riflessione, specialmente in momenti di grande significato come la morte di una figura di spicco. Dobbiamo insegnare alle nuove generazioni l’importanza di vivere il presente in modo autentico, senza la necessità di documentare ogni istante per il consumo pubblico.