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“Si muore con quantità minime”: allarme botulino, la spiegazione dell’esperto

Il botulismo rappresenta una delle più gravi minacce per la sicurezza alimentare domestica e industriale. La tossina botulinica, prodotta dal batterio Clostridium botulinum, agisce in modo rapido e può essere letale anche in dosi estremamente ridotte. Recenti casi in Italia hanno riacceso l’attenzione sul tema, spingendo esperti e autorità sanitarie a rinnovare l’allerta sulle corrette pratiche di conservazione degli alimenti.

Il dott. Davide Lonati, tossicologo clinico presso il Centro Antiveleni degli Istituti Clinici Maugeri di Pavia, ha spiegato in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera quali siano i principali segnali di rischio e le modalità per identificare un possibile alimento contaminato.

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Segnali di allarme negli alimenti

Uno dei campanelli d’allarme più immediati riguarda la fase di apertura dei barattoli o delle confezioni: «I barattoli o confezioni devono emettere il classico “clac”», osserva Lonati. L’assenza di questo suono tipico può indicare una mancata tenuta della confezione e, quindi, una possibile contaminazione.

Un ulteriore indizio riguarda l’aspetto esteriore delle confezioni: in presenza di deformazioni visibili o confezioni gonfie, è consigliabile non consumare il prodotto. Se all’apertura si nota la fuoriuscita di liquido o una sorta di ebollizione interna, è consigliabile non consumare il prodotto.

Alimenti a rischio e corretta conservazione

Alcuni alimenti sono maggiormente esposti al rischio di contaminazione da botulino. Le zuppe pronte sono spesso indicate come prodotti vulnerabili: anche se sottoposte a controlli in fase di produzione, possono divenire pericolose se durante la distribuzione subiscono sbalzi termici o viene compromessa la catena del freddo.

Particolarmente attenzione meritano le conserve fatte in casa: sott’olio, olive, melanzane, tonno o verdure necessitano di sterilizzazione accurata dei contenitori. Anche la cottura a basse temperature può contribuire a inattivare la tossina, ma non sempre è sufficiente. Lonati evidenzia che «sono i prodotti più a rischio», sottolineando come molti casi coinvolgano studenti universitari fuori sede che ricevono conserve familiari trasportate in condizioni non ottimali.

Le marmellate, grazie all’alto contenuto di zucchero, e la passata di pomodoro, per la presenza di sale, sono più sicure, ma richiedono comunque rispetto delle norme igieniche.

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