Melini, l’irritazione nei confronti del ministro Abodi
Secondo fonti governative, uno degli elementi che hanno contribuito alla frenata sull’approvazione del decreto Sport è stato il crescente malcontento di Meloni nei confronti del ministro dello Sport Andrea Abodi. Non solo per la sua ferma difesa del provvedimento, ma soprattutto per il “rispettosamente no” pronunciato in Senato in risposta alla domanda sulla possibile preoccupazione per un rinvio del decreto da parte del Quirinale.
Questa risposta è stata considerata inopportuna e avrebbe complicato una trattativa già fragile, finalizzata a limare le parti più delicate del testo presso Palazzo Madama. L’obiettivo era rimuovere due passaggi critici evidenziati dal Presidente della Repubblica, salvaguardando al contempo la norma più rilevante per l’esecutivo.
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Le dinamiche politiche del provvedimento
Uno dei punti centrali del decreto Sport riguardava la possibilità per Sport e Salute – società interamente controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze – di partecipare ai comitati organizzatori di eventi sportivi che ricevano più di 5 milioni di euro di contributi pubblici. Questa proposta era sostenuta dalla Lega, con la spinta del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, e appoggiata da Fratelli d’Italia, che aveva indicato Marco Mezzaroma come vertice della società, figura vicina alla Presidente del Consiglio.
Nel corso della giornata, tuttavia, la posizione del governo ha subito un’evoluzione significativa. Intensificati i contatti tra Palazzo Chigi e il Quirinale, si è arrivati a una moral suasion decisiva esercitata dal presidente del Senato Ignazio La Russa. Si è così deciso di eliminare qualsiasi elemento potenzialmente conflittuale con il Colle, in una giornata già segnata dalla complessità del caso Almasri.