
Da quasi tre anni la guerra in Ucraina continua a scandire l’agenda internazionale, trasformandosi da conflitto lampo in una crisi prolungata che ha ridisegnato gli equilibri geopolitici europei e globali. Dall’invasione russa del febbraio 2022, il fronte militare si è progressivamente stabilizzato, mentre sul piano diplomatico si sono susseguiti tentativi, aperture e battute d’arresto, senza mai arrivare a una svolta decisiva.

L’attesa di un segnale di pace per le feste
Con l’avvicinarsi delle festività di fine anno, in molti avevano sperato in un segnale distensivo, in un passo capace di indicare l’inizio di una nuova fase orientata alla fine delle ostilità. In questo contesto si inseriscono le ultime dichiarazioni del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha fatto il punto sullo stato del piano di pace e sui nodi ancora irrisolti nei colloqui con gli alleati occidentali, chiarendo cosa sta realmente accadendo dietro le quinte della diplomazia.

Stallo sul piano di pace: mancano intesa e prospettive
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha confermato che, nonostante i contatti intensificati nelle ultime settimane, non è stato ancora raggiunto alcun accordo con gli Stati Uniti su due capitoli centrali dell’ultimo piano di pace per l’Ucraina: il destino dei territori occupati, in particolare nella regione di Donetsk, e il futuro della centrale nucleare di Zaporizhzhia, ora sotto controllo russo.
Durante un incontro con i giornalisti, Zelensky ha spiegato che la bozza in discussione prevede una forma di gestione congiunta dell’impianto nucleare di Zaporizhzhia tra Ucraina, Stati Uniti e Russia, una soluzione che Kiev giudica estremamente delicata sul piano politico e della sicurezza. «Non abbiamo raggiunto un consenso con la parte americana riguardo al territorio della regione di Donetsk e alla centrale nucleare di Zaporizhzhia», ha dichiarato, sottolineando come questi nodi rappresentino il cuore del dibattito in corso. Ma cosa implica tutto ciò?
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