
Durante la celebrazione della Santissima Trinità e del Giubileo dello Sport, tenutasi domenica scorsa nella Basilica di San Pietro, un dettaglio liturgico ha attirato l’attenzione dei fedeli più attenti. Al centro dell’altare papale è ricomparso il crocifisso, assente da anni. Per molti è solo un particolare decorativo. Per chi conosce il linguaggio simbolico della liturgia, è un segnale preciso: Papa Leone XIV prende le distanze dal pontificato del suo predecessore, Papa Francesco.
Non si tratta solo di una questione estetica o di protocollo liturgico. L’orientamento dell’altare e la posizione degli oggetti sacri rappresentano, da sempre, l’orientamento teologico e pastorale di chi guida la Chiesa. E il ritorno del crocifisso centrale, imposto dallo stesso Leone XIV, è un gesto che non passa inosservato.
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“Riportare Dio al centro”: il programma di Papa Prevost
Chi conosce da vicino Papa Victor Emmanuel Prevost, nome di battesimo del nuovo pontefice, parla chiaro: la sua priorità è riportare Dio al centro della vita contemporanea. Non solo attraverso parole o documenti, ma anche e soprattutto con la forza del simbolo. La liturgia, d’altronde, è il primo luogo in cui si esprime la visione teologica di un papa. E Leone XIV ha iniziato a farlo sin dai suoi primi atti.
Durante la celebrazione della Pentecoste, lo scorso 8 giugno, è stato proprio lui a mostrare un certo imbarazzo per la disposizione liturgica ereditata: cercando il crocifisso, aveva esclamato quasi stupito “Ah, è qua!”, notando che l’elemento era stato posto lateralmente, come avveniva sotto il pontificato di Bergoglio. Un dettaglio che a molti non è sfuggito, così come la rapidità con cui, appena una settimana dopo, la disposizione è cambiata.
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