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Michele Merlo, le parole del padre ad un anno dalla morte: “Avrebbe potuto salvarsi”

Un anno fa, il 6 giugno 2021, è morto Michele Merlo, cantante di Amici 2017, stroncato da una leucemia fulminante. A un anno di distanza suo papà Domenico ha partecipato come ospite di Silvia Toffanin a Verissimo, insieme a due grandi amici del figlio, Federico Baroni e Federica Carta. I tre hanno ricordato il ragazzo con affetto e ancora una volta, hanno ribadito che probabilmente Michele, avrebbe potuto essere salvato.

Michele Merlo morte

Michele Merlo, il ricordo del padre a un anno dalla sua morte

Questa sera, lunedì 6 giugno, si terrà allo stadio comunale di Rosà l’evento Michele tra le righe, per tenere vivo il ricordo di Michele. Si tratta di una serata di calcio e musica, alla quale parteciperanno tantissimi artisti e il cui ricavato verrà donato in beneficenza. Colonna sonora dell’evento l’ultima canzone di Michele Merlo, Farfalle.

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Michele Merlo avrebbe potuto salvarsi?

“Aveva la probabilità non solo di salvarsi ma di uscirne in 5, 6 mesi”, ha affermato il padre Domenico a Verissimo. Dopo la morte del ragazzo, alcune indagini hanno portato a galla la verità sul caso. Dalla perizia si apprende che Michele Merlo ha iniziato a mostrare i primi sintomi esattamente un mese prima della morte e si era mosso da solo per capire di cosa si trattasse. Il ragazzo aveva degli strani lividi sulla spalla, sul braccio e uno enorme sulla coscia. Michele ha pensato subito di rivolgersi ai medici. Così ha scritto al proprio medico un’email allegando una foto del livido. Un assistente gli ha risposto però che “l’utilizzo della mail è unicamente per la richiesta di terapia cronica. Per qualsiasi altro motivo, chiamare in segreteria. Inoltre chiediamo di non inviare foto”. Questo il 26 maggio.

Michele però non si è arresto e si è recato in pronto soccorso. Dopo tre ore di attesa e un codice bianco se n’è andato. Poi andò di persona dal medico di base. “Per la diagnosi mi basai su quel che disse lui stesso: raccontò di aver preso alcune botte facendo un trasloco. Si stava curando con antinfiammatori e una pomata e gli raccomandai di tornare da me entro 3-5 giorni, ma non l’ho più rivisto. Mi sono fidato delle sue parole, francamente credo di aver fatto bene il mio lavoro ma non passa giorno che non pensi a lui…”, ha spiegato il suo dottore. La diagnosi della leucemia fulminante arrivò troppo tardi: era il 4 giugno, due giorni prima della sua morte.

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