
Il panorama dei partiti e la sfida per il centro
Nel contesto moderato, si sta consumando un duello serrato per il terzo posto tra il Cristiano-Democratico Appello (CDA), guidato da Henri Bontenbal, e il partito liberal-progressista D66 di Rob Jetten. Il CDA è accreditato di una percentuale compresa tra il 13% e il 16%, mentre il D66 oscilla tra l’11% e il 13%. A seguire, il Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia (VVD), ora sotto la guida di Dilan Yeşilgöz-Zegerius dopo l’uscita di scena di Mark Rutte, non dovrebbe superare il 10% secondo le stime più accreditate.
Il confronto liberale tra D66 e VVD è particolarmente significativo, poiché entrambe le formazioni appartengono alla famiglia europea Renew. In questo scenario, il D66 appare in crescita di circa sei punti percentuali rispetto ai mesi precedenti, mentre il VVD sembra risentire negativamente della recente alleanza con il PVV, che ha lasciato strascichi nella base elettorale dopo le ultime consultazioni.

Tempesta nel centro-destra dopo l’uscita di Mark Rutte
L’uscita di scena di Mark Rutte, ora impegnato nel ruolo di Segretario generale della NATO, ha cambiato profondamente gli equilibri all’interno del VVD e dell’intero schieramento di centro-destra. Il partito cerca ora di ricostruire la propria identità e recuperare consensi, ma la sfida appare ardua in un contesto di crescente polarizzazione e competizione tra le diverse anime del centro liberale olandese.
Oltre ai partiti principali, il sistema proporzionale puro dei Paesi Bassi consente l’ingresso in Parlamento anche a una moltitudine di formazioni minori. Il Paese è infatti suddiviso in una sola circoscrizione nazionale, con una soglia di sbarramento estremamente bassa, fissata allo 0,67%. Questa caratteristica favorisce una notevole frammentazione politica, rendendo difficile la formazione di governi solidi e duraturi.
Le formazioni minori e la difficile costruzione della maggioranza
Tra i partiti minori che dovrebbero superare la soglia di sbarramento e conquistare seggi alla Tweede Kamer spiccano i nazional-conservatori di JA21, accreditati attorno all’8%, seguiti dal Forum per la Democrazia (FVD) di estrema destra (3,5%), il Partito Socialista (SP) e gli animalisti del PVDD (3%). Anche il Movimento civico-contadino (BBB) e il Partito politico riformato (SGP) dovrebbero ottenere circa il 2,5% ciascuno. Altri soggetti come Denk, l’Unione cristiana (CU) e Volt si aggirano intorno al 2%, mentre il Nuovo Contratto Sociale (NSC) appare in forte declino e vicino all’uscita dal Parlamento.
Incertezza politica e alleanze impossibili
L’attuale dispersione dei voti rende praticamente inevitabile la formazione di una coalizione composta da almeno tre o quattro partiti. La precedente maggioranza, che comprendeva PVV, VVD, BBB e NSC, è stata minata da continui contrasti e dalla difficoltà di trovare un equilibrio tra le diverse sensibilità politiche. L’esperienza di governo di Dick Schoof, segnata da tensioni, compromessi e infine dalle dimissioni, è un monito per chiunque si appresti a guidare il prossimo esecutivo.
Le principali forze politiche hanno già manifestato l’intenzione di non voler stringere accordi con il PVV di Wilders, una posizione che rischia di complicare ulteriormente la nascita di un governo stabile. D’altra parte, il sistema proporzionale olandese, combinato con la bassa soglia di sbarramento, rende le alleanze quasi obbligate, ma al tempo stesso fragili e soggette a continui rischi di rottura.
La situazione attuale riflette una cronica instabilità che negli ultimi quattro anni ha già portato a tre tornate elettorali, due delle quali anticipate. Un dato che contrasta con la tradizionale immagine di equilibrio e pragmatismo attribuita ai Paesi Bassi e che testimonia la profondità della crisi politica in atto.

Identità nazionale, immigrazione e futuro dell’Europa
Gli analisti sottolineano come una parte importante dell’elettorato olandese auspichi un ritorno a politiche più moderate, dopo la crescita della destra radicale e l’acuirsi dei toni nel dibattito pubblico. Tuttavia, la polarizzazione sul tema dell’immigrazione e dell’identità nazionale ha profondamente segnato la campagna elettorale, rendendo difficile la costruzione di una sintesi politica condivisa.
Il peso di Geert Wilders e del suo PVV continua a influenzare l’intera scena politica, anche nel caso in cui la formazione non dovesse entrare direttamente nel nuovo esecutivo. L’impatto delle scelte olandesi si riverbera inevitabilmente anche sul contesto europeo, in un momento in cui il tema della gestione dei flussi migratori e delle politiche di integrazione è al centro dell’agenda di molti Paesi dell’Unione.
Il voto nei Paesi Bassi si configura dunque come uno dei banchi di prova più significativi per comprendere le tendenze politiche che attraversano l’Europa occidentale. La capacità del prossimo governo di trovare una sintesi tra istanze divergenti sarà fondamentale non solo per la stabilità del Paese, ma anche per il ruolo che l’Olanda potrà giocare nel futuro assetto europeo.