
Simona Cinà, 20‑21 anni, pallavolista nota e studentessa, è stata trovata senza vita sul fondo di una piscina di una villa a Bagheria durante una festa di laurea. Il corpo giaceva in un angolo scarsamente illuminato rispetto al bar e alla consolle musicale. È stato necessario che almeno due ragazzi si tuffassero per recuperarla e aiutarla, tentando la rianimazione prima dell’arrivo dei soccorsi.
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Due versioni che non collimano: famiglia vs Procura
La famiglia Cinà, assistita dai legali, ha espresso dubbi profondi su vestiti mai ritrovati, alcolici assenti e ambienti apparentemente ripuliti. I fratelli raccontano di aver visto solo le scarpe di Simona, mentre i vestiti sarebbero scomparsi nonostante una festa annunciata. Dicono inoltre di non essere stati avvisati in tempo, perplessi sul fatto che in decine fossero rimasti in silenzio senza accorgersi della tragedia .
Al contrario, la Procura di Termini Imerese sottolinea di aver sequestrato gli alcolici, i vestiti e altri effetti personali, smentendo qualsiasi alterazione del luogo del ritrovamento. I testimoni sarebbero stati collaborativi, e le discrepanze tra le versioni, soprattutto sul ritrovamento e sulle condizioni ambientali, hanno spinto all’apertura di un fascicolo per omicidio colposo a carico di ignoti.
Ipotesi al vaglio: malore, incidente o sostanze?
Tra le ipotesi sul tavolo la Procura privilegia quella di un malore improvviso, forse avvenuto prima dell’annegamento. Non si esclude neanche la possibilità che Simona abbia ingerito sostanze non consapevolmente, magari aggiunte in un drink durante la festa. I familiari escludono categoricamente che la giovane abbia mai assunto droga su propria volontà, ma l’ipotesi che qualcuno possa aver agito al suo insaputa non è esclusa .
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