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Operai morti a Napoli, la scoperta choc sulla dinamica: cosa salta fuori

Le indagini: sotto esame il cestello e il noleggio

Sul posto sono intervenuti la Polizia di Stato, la Scientifica, i Vigili del Fuoco, la polizia locale e il pubblico ministero della sezione Lavoro della Procura di Napoli. Le indagini sono coordinate dal procuratore aggiunto Antonio Ricci e dal sostituto Stella Castaldo. Secondo le prime informazioni, il cestello elevatore sarebbe stato fornito dalla ditta Pietrolungo, ma noleggiato da un’altra azienda incaricata dei lavori. Una delle ipotesi al vaglio è quella di un cedimento strutturale o del malfunzionamento del fine corsa del montacarichi. Insieme ai corpi sono stati trovati anche materiali per la coibentazione, forse destinati al tetto o alla facciata del palazzo. Elementi che confermano che i tre operai, tutti italiani e di circa 50 anni, erano impegnati in interventi sulla copertura esterna dell’edificio.

Le voci dei sindacati: “Non è un incidente, è un omicidio”

La reazione dei sindacati è stata dura, senza sconti. Per Giuseppe Mele della Fillea Cgil non ci sono dubbi: «Questi sono omicidi, non incidenti. È follia lavorare senza imbracature. Tre persone oggi non tornano a casa. Sta diventando troppo pesante per questo Paese». Un giudizio condiviso anche da Vincenzo Puggillo della Feneal Uil, che ha parlato di “ennesima tragedia sul lavoro”, e di un sistema che, nonostante controlli, formazione e tavoli istituzionali, non riesce a fermare il bollettino quotidiano di morti nei cantieri. E ancora: «Siamo in contatto costante con la prefettura di Napoli. Ogni giorno gli enti bilaterali come Formedil e Aslen vanno sui cantieri per verificare DPI e impalcature. Ma questi eventi dimostrano che non basta. È un problema di cultura della sicurezza, ancora troppo fragile in Italia».

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