Le incognite dell’accordo e i rischi futuri
Il governo israeliano si prepara a gestire le conseguenze politiche e umanitarie della liberazione degli ostaggi. La questione degli scambi di prigionieri e delle garanzie di sicurezza per la popolazione israeliana rappresenta uno dei principali punti critici dell’accordo. La presenza di mediatori internazionali è considerata fondamentale: gli inviati americani Steve Witkoff e Jared Kushner sono giunti al Cairo per seguire da vicino le operazioni e coordinare eventuali visite istituzionali, tra cui quella di Donald Trump attesa nei prossimi giorni.
Nonostante la firma e l’entrata in vigore del cessate il fuoco, permangono numerose incognite sull’efficacia dell’accordo. Restano da definire i dettagli relativi ai nomi dei prigionieri palestinesi da liberare, i meccanismi di disarmo di Hamas e le garanzie per evitare una possibile marcia indietro da parte di Israele. La diplomazia internazionale si muove con cautela per assicurare la tenuta del patto e prevenire nuove escalation.
Leggi anche: Allarme nei supermercati, scatta il richiamo per queste bevande: l’allerta del Ministero

La situazione sul fronte palestinese
Sul fronte palestinese, la situazione è altrettanto complessa. Le trattative per la consegna degli ostaggi e il recupero delle salme dei caduti coinvolgono direttamente Turchia, Qatar ed Egitto, attori chiave nella mediazione e nella gestione degli aiuti umanitari. Secondo fonti ufficiali, i primi 400 camion di aiuti umanitari sono pronti a entrare a Gaza, con forniture di cibo, medicinali e tende per sostenere la popolazione civile, duramente colpita da mesi di conflitto.
L’arrivo degli aiuti rappresenta una boccata d’ossigeno per oltre due milioni di abitanti di Gaza, ma la situazione resta fragile. Nella notte, nuovi bombardamenti hanno colpito Gaza City, causando 17 vittime secondo il ministero della Salute locale. “Troppi – commentano fonti locali – per un conflitto che dovrebbe essere alla fine”. La comunità internazionale osserva con attenzione, mentre la tensione rimane alta e la pace appare ancora lontana dall’essere raggiunta. La popolazione di Gaza ha accolto l’annuncio della tregua con manifestazioni di gioia, tra balli e canti, mentre in Israele prevale un sentimento di prudenza. Molti cittadini sottolineano che la “speranza è tornata”, ma resta la paura che “qualcosa vada storto” nelle prossime ore decisive.